Troiane

Teatro

Stagione di prosa di Rovereto 2012/2013

Teatro Stabile di Bolzano
Troiane
La più radicale denuncia dei disastri della guerra
di Euripide
con Patrizia Milani, Carlo Simoni, Sara Bertelà, Corrado d’Elia
regia Marco Bernardi

Le Troiane sono considerate dalla critica moderna uno dei capolavori di Euripide. Macerie fumanti, cadaveri sanguinanti, pianti e grida di dolore: Troia in fiamme come emblema della caduta di un regno, come luogo archetipico della distruzione e del saccheggio. A partire dal materiale mitico della tradizione arcaica, la drammaturgia di Euripide presenta al pubblico lo spettacolo dei crimini di guerra e la deriva di una popolazione devastata.
Rappresentata nel 415 a.C. all’indomani dell’efferato massacro della città di Milo da parte di Atene, Troiane porta in scena la guerra vista con l’occhio degli sconfitti. Con un rivoluzionario cambio di prospettiva, l’ateniese Euripide comincia la tragedia là dove l’epos di Omero finisce: Troia è già caduta e della città non rimane che un rogo immenso. I troiani giacciono morti dopo l’immane carneficina; le loro donne, folli di dolore, attendono prigioniere di conoscere il loro destino. L’orrore e lo strazio sono focalizzati nella prospettiva delle vittime, dei corpi umiliati e spogliati delle loro identità, delle soggettività ridotte a voci sofferenti quanto inermi.
La tragedia di Euripide urla una denuncia radicale della guerra; è un dramma universale, in cui ogni epoca può rispecchiarsi. Attraverso una complessa costruzione di genere, il destino dei vinti si articola in un defilé di figure femminili che rappresentano altrettanti ruoli e altrettante esperienze travolte dalla spirale della violenza. Ecuba, Andromaca, Cassandra: una regina privata del trono, una vedova cui viene ucciso l’unico figlio, una figlia ritenuta da tutti una povera pazza. Su tutte incombe il trauma della perdita e dello sradicamento: la partenza verso un altrove che significa schiavitù e miseria.
Nella condizione di una totale impotenza restano solo il lamento, le grida di dolore, le imprecazioni rancorose, i paradossi di una ragione allucinata, l’urgenza emotiva di dirsi e di raccontare un’ultima volta la propria storia e il proprio diverso passato. Nessun tribunale di guerra potrà riparare la catastrofe e l’umiliazione di queste donne. Nessuna possibilità di denunciare colpe e responsabilità. La guerra è stata voluta dagli dei, ribadisce Elena protetta dalla sua inossidabile bellezza. Nelle fiamme del rogo finale, costruzioni teologiche e mediazioni politiche crollano insieme alle case e agli edifici della città.


organizzazione: Comune di Rovereto Assessorato alla Contemporaneità