Un Champ de Forces

Danza

Oriente Occidente 2006
Danza

Compagnie Heddy Maalem (Algeria, Francia)
Un Champ de Forces
Coreografia di Heddy Maalem
Coproduzione del Festival
Prima nazionale

Coreografia Heddy Maalem
Immagini Samuel Dravet
Musica originale Hélène Sage
Regia luci Jérôme Le Lan
Regia suono Richard Granet
Amministrazione Jean-Pierre Angibaud
Produzione Pauline Gabarrou
Danzatori Hardo Papa Salif Ka, Gnagna Gueye, Simone Gomis, Marie-Agnès Gomis, Aline Azcoaga, Sidi Gradui, Laia Llorca Lezcano, Soile Voima, Eun Young Lee,
Ju Kyung Kang, Keisuke Kanai, Ai Koyama

Spettacolo coprodotto da Festival Oriente Occidente, Les Francophonies en Limousin, Centre de Développement Chorégraphique en Midi-Pyrénées, ARCADI e con il sostegno di AFAA e ADAMI.

Compagnia in residenza a Chapelle des Dominicains, Le Théâtre de Perpignan,
Théâtre de la Cité – Théâtre National de Toulouse, Teatro alla Cartiera di Rovereto

La Compagnia Heddy Maalem è sovvenzionata da Ministère de la Culture et de la Comunication - Direction Régionale des Affaires Culturelles Midi-Pyrénées, Région Midi-Pyrénées e sostenuta da Département de la Haute-Garonne et Toulouse

durata 75 minuti

C’è sempre tanta passione e tanta forza vitale in questo suo “campo di forze”: la salvezza è non soccombere all’incanto e alla verità solo esteriore dei falsi movimenti

Un campo di forze multietniche
Heddy Maalem è nato a Batna, nella regione algerina dei monti Aurès, da dove partì la lotta per l’indipendenza del Paese. Trasferitosi giovanissimo in Francia, non aveva alcuna intenzione di diventare un ballerino ma piuttosto un boxeur o un adepto dell’aikido prima di scoprire del tutto casualmente che sentiva la necessità di danzare. Con pazienza e determinazione riuscì a lavorare sul suo corpo proprio a partire dalle due discipline che meglio conosceva e sulla fisicità tipica delle danze africane senza ricorrere agli schemi tradizionali del folclore. Nel 1990 era già in grado di insegnare ad altri ciò che aveva sperimentato su di sé: fondò una sua Compagnia a Toulouse, terra del Sud francese straordinariamente ricca di centri, festival, gruppi, guadagnandosi il plauso di un pubblico e di una critica che in Trasport Phenomena (1991), Corridors (1992), Trois Vues sur la Douce Paresse (1994) – i suoi primi lavori – ravvisò onestà e nitore semantico, poi riconfermati nell’assolo Un Petit Moment de Faiblesse (1997) e in Beau Milieu, presentato al Festival d’Avignon Off.
Dopo K.O.Debout, spettacolo del 1999 in cui sentì l’esigenza di epurare la sua danza bollente e talvolta aggressiva e di porla al riparo dalle immagini invadenti del mondo, Black Spring (2000) condusse Maalem dritto dritto nelle braccia del regista di documentari Benoît Dervaux, affascinato dall’idea di filmare un’esplosione corporea sul tema dell’identità interpretata da senegalesi e nigeriani. Con Petite Logique des Forces, tre assoli creati per il Festival di danza di Aix-en-Provence, Maalem cominciò a lavorare sull’idea del “campo di forze”, idea che dopo L’Ordre de la Bataille (2002) e soprattutto l’audace Sagra della Primavera (per 14 ballerini africani), lo spinse alla creazione di Un Champ de Forces proprio alla fine del 2005. La pièce è internazionale all’ennesima potenza: raduna ballerini senegalesi, francesi, giapponesi, spagnoli, olandesi, coreani, ma soprattutto riflette sull’urgenza di rallentare la corsa “verso il nulla” – come asserisce lo stesso coreografo – che caratterizza l’umanità del nostro tempo. Il problema dell’identità etnica, della differenza culturale con la conseguente discriminazione razziale e religiosa, sempre caro a Maalem, si dilata in una ricerca sull’incomprensibile deriva cui sembrano soccombere tutte le forze in campo nella vecchia Europa. Non più centro del mondo, l’Europa secondo Maalem è un villaggio globale abitato da popoli diversi che non si incontrano, che si ignorano in una sorta di notte prolungata, di Eden selvaggio e persino tutt’altro che ex-paradisiaco, ove ogni etnia sembra destinata all’annientamento. Che fare se non tentare di lavorare delicatamente e senza odio né pregiudizio sull’incontro con l’“altro”, se non provare a contemplare il mondo-terra prima della sua completa distruzione?
Disincantato e affettuoso lo sguardo di Maalem – che qui si avvale delle immagini di Samuel Dravet e della colonna sonora originale di Hélène Sage – cerca conforto in una poesia del movimento che metta in risalto la figura umana al di là del colore della pelle, della differenza sessuale e dell’appartenenza etnica. Ma c’è sempre tanta passione e tanta forza vitale in questo suo “campo di forze”: la salvezza è non soccombere all’incanto e alla verità solo esteriore dei falsi movimenti.

Marinella Guatterini


organizzazione: Ass. cult. Incontri Internazionali di Rovereto - PAT Ass. Cultura - Comune Rovereto Ass. Cultura - Ministero Beni e Attività Culturali - Regione T-AA - APT Rovereto - MART Centro Internaz. Danza - ASM Rovereto - Cassa Rurale Rovereto