Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia

Cinema

Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia
Il calcio visto a partire dall'America Latina

Come il tango, il calcio crebbe partendo dalle periferie.
Era uno sport che non esigeva denaro e si poteva giocare senza
null’altro che la pura voglia. Nei recinti, nei vicoli e sulle spiagge,
i ragazzi creoli e i giovani immigrati improvvisavano partite con
palloni fatti di vecchie calzette riempite di pezza o di carta,
e un paio di pietre per simulare la porta.
Grazie al linguaggio del calcio, che cominciava a farsi universale,
i lavoratori espulsi dalle campagne si intendevano alla perfezione
con i lavoratori espulsi dall’Europa.
Eduardo Galeano

Nei giorni dei mondiali, mentre ci emozioniamo e ci appassioniamo davanti al pallone, possiamo cogliere anche le contraddizioni sottese al sistema calcistico a livello globale. Recuperare il valore del gioco ci permette di leggere il calcio nella sua essenza più intima: il ritorno all’infanzia, l’essere parte di qualcosa, il sentirsi persone, il rivendicare dignità.
Il gioco del calcio permette di sintonizzarsi sul bisogno di “essere”, anziché di produrre incessantemente, permette la relazione con l’Altro, il gioco di squadra, la libertà di esprimere la fantasia.

Interviene
Marco Dal Corso, già volontario in Brasile, licenziato in Storia dell’Evangelizzazione in America Latina presso la facoltà Teologica di San Paolo. Collaboratore della rivista CEM-Mondialità, giornalista pubblicista, si occupa dei temi legati al pluralismo religioso, all’intercultura e alla cooperazione missionaria. È autore di diversi libri tra cui L’ospitalità come principio ecumenico e Per un cristianesimo altro. Le esperienze religiose amerindie


organizzazione: Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale