Un giorno nella vita di Joseph Conrad
Usare Joseph Conrad come antidoto alle coppie "scoppiate" di oggi. Dialogo con Giuliano Gallini
Ci sono ritorni che aspettiamo con ansia: Giuliano Gallini era venuto a presentare il suo “Confine di Giulia” un paio di anni fa, ed in molti lettori chiedevano quando sarebbe ritornato a presentare un nuovo libro, con il suo consueto garbo.
Un giorno nella vita di Joseph Conrad viene visto, nel suo “Il secondo ritorno” come parallelo ad un giorno drammatico, oltre un secolo dopo, nella vita di una coppia dei nostri tempi: Conrad e la lettura dei suoi romanzi come antidoto alla separazione per le coppie di oggi; la letteratura come terapia.
Nel suo romanzo “Il secondo ritorno” di Giuliano Gallini, lo scrittore parmense guida il lettore in una riflessione sulla fragilità e l’ipocrisia delle relazioni umane.
Le note che seguono sono tratte dalla rivista letteraria “Pangea”
Il 1897 è un anno capitale, uno di quelli che tracciano liane sulla mano sinistra, che dirimono un destino. Lui ha quarant’anni, è sposato da poco con una ragazza decisamente più giovane di lui – ne fa 24, quell’anno – ha lasciato la vita di mare per quella da scrittore, meno pericolosa, sulla carta, ma anche meno redditizia.
L’anno prima “l’affondamento di una nave gli fa perdere tutto il denaro investito nello sfruttamento di miniere aurifere in Sud Africa” (Mario Curreli) e lui, viso nevrotico, scrittura accesa da austere inquietudini, comincia a buttar giù una dozzina di racconti da ‘piazzare’ alle riviste in voga all’epoca.
Joseph Conrad è noto, per lo più, per essere uno scrittore di romanzi ‘esotici’ e cruenti, come La follia di Almayer, con cui ha esordito alla letteratura, due anni prima. In quel 1897, nell’ordine, Conrad pubblica il terzo romanzo, Il negro del ‘Narciso’, incontra Henry James, conosce Stephen Crane, è elogiato da H. G. Wells; nell’arco dei prossimi due anni gli nasce un figlio, imprevisto, Borys, scrive il suo libro più bello – Cuore di tenebra – s’inventa l’indimenticabile Marlow e comincia a sbozzare Lord Jim. In quel giro di anni, oltre ai romanzi più noti, Conrad scrive un racconto anomalo, per nulla esotico, di frugale crudezza – che andrebbe letto, semmai, in concomitanza con i romanzi ‘occidentali’, L’agente segreto e Sotto gli occhi dell’Occidente.
Il racconto s’intitola Il ritorno, viene accolto, nel 1898, nei Tales of Unrest, insieme a testi più noti come Un avamposto del progresso e Karain, e ha al centro una risoluta ‘crisi di coppia’, che ‘scoppia’, così, “senza una ragione né un motivo”, per tedio, per una grammatica della tristezza.
Partendo da questo racconto Giuliano Gallini, già autore de Il confine di Giulia, scrive un romanzo anomalo, indocile, ispirato, Il secondo ritorno (Nutrimenti, 2018), ‘a dittico’. Il romanzo, infatti, un po’ come Palme selvagge di Faulkner, intreccia due vicende: da un lato quella di Conrad – redatta con stile un poco rètro – ambientata nel 1897, con lo scrittore afflitto da debiti e desiderio di fama, moglie al seguito e racconto irrisolto tra le mani (“Il ritorno non convinceva nemmeno Garnett, l’amico, consigliere ed editor. Non è opera tua, gli aveva detto. D’altra parte, Conrad sapeva che qualcosa non funzionava nel suo primo romanzo moderno, psicologico”), l’altra, a Milano, nel 2017, vede contrapposti Agnese, temperamento artistico e un po’ represso, all’aitante e carrierista Leo. Il legame tra le due storie è superficialmente sottile (Agnese sta lavorando al “video continuo a canali multipli” J&J, cioè “Jessie e Joseph. Jessie George e Joseph Conrad. Un matrimonio che gli amici di Conrad non avevano capito e che gli rimproveravano”): in realtà, Agnese e Leo mettono in scena, ai tempi di oggi, la trama de Il ritorno, con precipizio sentimentale che si svela, va da sé, nel finale, turbinoso, che turba. Questo cosa significa: che il gesto letterario, forse, è più vivo, significativo, realizzato della vita reale (“l’arte può essere definita come un tentativo sincero di rendere il massimo grado di giustizia all’universo visibile, mettendo in luce la verità, multiforme eppure una, che nasconde ogni suo aspetto”, scrive Conrad nella più nota delle sue Preface, proprio nel 1897)? Diciamo che il romanzo da un lato è un raffinato omaggio a Conrad, scrittore piratesco e magnetico, dall’altro una analisi viziosa e virulenta nell’amore moderno, minato dal fato. Conrad, come un talismano, esplode nel cuore di una metropoli affascinata dalla dissipazione.