Un'intervista con Dacia Maraini
Su ‘Trio’ e molto altro
Se c’è una scrittrice che non ha bisogno di presentazioni quella è certo Dacia Maraini.
Autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, tradotti in oltre venti Paesi, Dacia Maraini ha vinto il Premio Campiello con ‘La lunga vita di Marianna Ucrìa’ e nel 1999 il Premio Strega con ‘Buio’.
L’occasione di questo incontro estivo, ci è dato dalla pubblicazione di ‘Trio’, il suo ultimo libro (pubblicato da Rizzoli), storia di due amiche ed un uomo durante la peste di Messina.
LA TRAMA
Sicilia, 1743. Il loro legame viene da lontano, e ha radici profonde. È nato quando, ancora bambine, Agata e Annuzza hanno imparato l’arte tutta femminile del ricamo sotto lo sguardo severo di suor Mendola; è cresciuto nutrendosi delle avventure del Cid e Ximena, lette insieme in giardino, ad alta voce, in bocca il sapore dolce di una gremolata alla fragola; ha resistito alle capriole del destino, che hanno fatto di Agata la sposa di Girolamo e di Annuzza una giovane donna ancora libera dalle soggezioni e dalle gioie del matrimonio.
Ora, mentre un’epidemia di peste sta decimando la popolazione di Messina, le due amiche coltivano a distanza il loro rapporto in punta di penna, perché la paura del contagio le ha allontanate dalla città ma non ha spento la voglia di far parte l’una della vita dell’altra. E anche se è lo stesso uomo ad accendere i loro desideri, e il cuore scalpita per imporre le proprie ragioni, Agata e Annuzza sapranno difendere dalla gelosia e dalle convenzioni del mondo la loro amicizia, che racconta meglio di qualunque altro sentimento le donne che hanno scelto di essere.
Il ritorno di Dacia Maraini alla narrazione storica dopo La lunga vita di Marianna Ucrìa, uno dei suoi libri più amati, è un romanzo intenso e delicato, pervaso dai colori e dagli odori della sua Sicilia, che attraverso il filtro di un passato mai così vicino parla di ognuno di noi, e di cosa può salvarci quando fuori tutto crolla.
Foto dal Festival di Como.
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