Un modello di tolleranza religiosa: l'Azerbaigian

Convegno

Il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale e il Centro Studi sull’Azerbaigian organizzano a Trento, mercoledì 21 maggio, alle ore 17,30, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55), l’incontro-dibattito Un modello di tolleranza religiosa: l’Azerbaigian, con Giovanni Bensi, Carlo Frappi e Fernando Orlandi. Modera Paolo Mantovan, vicedirettore del Trentino. Interviene l’ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian Vaqif Sadiqov.

Fino al 1991 l’Azerbaigian è stato una delle repubbliche dell’Unione Sovietica. Quel paese aveva una peculiarità: la maggioranza della popolazione era musulmana, come in altre repubbliche dell’Urss, ma si trattava di musulmani che appartenevano alla confessione sciita. Nel paese, minoritarie, sono presenti altre religioni: cattolicesimo, ortodossia russa, protestantesimo, giudaismo e zoroastrismo.
A differenza di altri stati sorti dalla scomparsa dell’Unione Sovietica, in Azerbaigian l’elemento religioso non è stato utilizzato né nel processo di state-building né nella più generale caratterizzazione dell’identità nazionale. Secondo la Costituzione attualmente in vigore, l’Azerbaigian è uno stato laico, in cui la vita religiosa è separata da quella civile.
Le credenze religiose dell’Azerbaigian hanno una lunga storia. La prima espressione religiosa delle popolazioni che circondano il Mar Caspio fu l’idolatria, poi prese sopravvento il fuoco. Nacque così la pirolatria (culto del fuoco): dalle sorgenti sgorgava catrame misto a gas che al contatto dell’ossigeno si incendiava. Successivamente sorse lo zoroastrismo, che nella storia dell’umanità è la prima religione a richiamarsi a un fondatore di origine divina e la cui dottrina è fissata in un libro.
Particolarmente interessante è la storia del cristianesimo, una storia che può contare quasi duemila anni ed è legata direttamente al nome di uno dei dodici apostoli di Cristo, Bartolomeo. Il cristianesimo comparve sul territorio dell’attuale Azerbaigian nei primi secoli della nuova era, attraverso uno stato già convertito alla nuova religione e conosciuto come “Albania Caucasica”. Secondo la tradizione, l’apostolo portò per primo la predicazione evangelica, per cui fu martirizzato nel 71 d.C. sul territorio dell’attuale Baku, non lontano da uno dei più importanti monumenti della capitale, la “Torre delle Vergini”.
Dopo la caduta di Gerusalemme in mano ai romani, nel 70 d.C. si accelera la diaspora ebraica e giudeocristiana, anche verso il Caucaso. Con i nuovi arrivati si diffondono i racconti sulla vita e i miracoli di Cristo e sotto l’influenza di tale predicazione sorgono le prime comunità cristiane.
Oggi i rapporti fra Baku e il Vaticano sono ottimi e non turbati da alcun problema serio. Non solo, fra la Sede Apostolica e il governo azerbaigiano vengono portate avanti congiuntamente varie iniziative culturali.
Nel maggio 2002 Papa Giovanni Paolo II si recò in visita apostolica in Azerbaigian. Dieci anni dopo, il Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il cardinale Fernando Filoni si recò a Baku, rilasciando lusinghiere dichiarazioni sul clima di tolleranza religiosa che si respira in Azerbaigian: “Auspico che il vostro Paese continui a brillare come esempio per la comunità mondiale delle nazioni, come un luogo dove persone di fede e religione diverse vivono insieme in pace, costruendo mano nella mano una società armoniosa e prospera, e quindi protagonista nel rendere migliore il mondo”

Giovanni Bensi, autore del recente Le religioni dell’Azerbaigian, mercoledì 21 maggio, a Trento, alle ore 17,30, nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma, 55), interviene sulle vicende religiose e la tolleranza religiosa in Azerbaigian. Partecipa alla discussione lo studioso Carlo Frappi. Introduce e modera Paolo Mantovan, vicedirettore del Trentino.
Sarà presente l’ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian Vaqif Sadiqov.

L’evento è organizzato in occasione dell’inaugurazione del neocostituito Centro Studi sull’Azerbaigian. Il Centro, il primo di questo genere in Europa, nella sua sede di Via Stazione 16 a Levico Terme, dispone di una biblioteca e sta allestendo un archivio digitale di documentazione. A breve sarà attivo il suo sito web, e tra le sue finalità, oltre alla promozione della ricerca e degli studi sull’Azerbaigian, vi sono anche l’organizzazione di convegni, dibattiti, seminari, attività di formazione. Fra le iniziative in corso di organizzazione, è in preparazione un convegno che all’inizio del prossimo dicembre raccoglierà a Trento tutti gli studiosi italiani del’Azerbaigian.


Giovanni Bensi è un noto studioso dell’Unione Sovietica e degli stati successori. Laureato in Lingua e letteratura russa sia all’Università “Ca’ Foscari” di Venezia che all’Università “Lomonosov” di Mosca, dal 1972 al 2002 ha lavorato al Servizio russo di Radio Free Europe/Radio Liberty. Scrive per i quotidiani Avvenire e Nezavisimaya gazeta. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo: L’incognita jugoslava (Pan, 1975), Mosca e l’eurocomunismo (La Casa di Matriona, 1978), Allah contro Gorbaciov (Reverdito, 1988), Nazionalità in URSS: le radici del conflitto (Xenia, 1991), Georgia: la caduta di Sevardnadze (Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale, 2004); Oltre la Cecenia. Gli altri conflitti del Caucaso (Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale, 2004); e Partu Patima: una donna contro Tamerlano. L’epos del popolo Lak: un “caso Ossian” in Daghestan (Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale, 2009).

Giovanni Bensi, Le religioni dell’Azerbaigian, prefazione di Aldo Ferrari (Sandro Teti editore, 2013, 15 €)


organizzazione: Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale