Un nido di memorie

Musica lirica

Musiche di Puccini, Zandonai, Giordano, Mascagni, Leoncavallo, Cilea, Ullmann

Mimma Tomei (soprano)
Min Kyung Hwan (tenore)
Stefano Anselmi (baritono)
Valeria Vitaterna (pianoforte)

Il sorgere della “giovane scuola” verista spinge l’acceleratore su un fenomeno già presente nel corso dell’Ottocento. La scrittura orchestrale ha acquisito un peso decisivo, ha smesso di accompagnare le voci, per divenire vera co-protagonista. Lo stesso volume prodotto “in buca” è notevolmente aumentato, così come la dimensione dei teatri. La potenza diviene dunque la principale carta vincente del cantante, attraverso la quale dar vita alle passioni, che i compositori vogliono sempre più debordanti ed incontrollate. “L’autore”, dice il celebre prologo dei Pagliacci, ha cercato di mettere sulla carta “uno squarcio di vita” scrivendo “con vere lacrime”. Il pubblico si prepari dunque, non ad udire una serie di belle melodie, impeccabilmente cantate, ma “del dolor gli spasimi, urli di rabbia e risa ciniche”. All’indomani della stagione verista il melodramma entra in crisi: tutto sembra già detto e gli autori si dibattono tra la riproposizione di modelli del passato ed il tentativo di superare una crisi del linguaggio, testimonianza a sua volta dell’incapacità della società occidentale di produrre nuovi valori. Nel frattempo il Novecento, con la sua crescente unificazione dei mercati, conosce una progressiva omogeneità del consumo musicale, sempre più tendente alla proposta di titoli storici. La riproduzione del fenomeno vocale, poi, attraverso i dischi, crea nell’ascoltatore aspettative precise ed altissime, che rendono la prova teatrale sempre più ardua per il cantante e contemporaneamente “congelano” le sue possibilità espressive. Molti affermano che a questo punto l’Opera sia morta, che le grandi voci non esistano più. La nostra convinzione ci spinge, invece, a riproporvi una magia che crediamo ancora possibile.

Informazioni sulla prevendita

LUOGHI PREVENDITA: Casse dei Teatri Auditorium e Sociale (da lunedì a sabato ore 10-19) e Casse Rurali Trentine convenzionate in orario di sportello

Il dio indiano Prajâpati con la sua voce creò il cielo, le acque e la terra; alcune popolazioni indiane d'America ritenevano che il loro dio avesse creato il mondo cantando tre volte. Nelle culture arcaiche i cantori, i sacerdoti, sono esseri superiori perché conoscono le leggi arcane della materia sonora e con la loro voce sanno pronunciare i canti magici. Il canto delle formule rituali scandisce gli eventi della vita umana, nascita, morte, guarigione, il succedersi delle stagioni.
Noi abbiamo perduto tutto questo, ma la voce, quando sprigiona dal corpo umano e si diffonde nell'aria, come solo un grande cantante lirico sa fare, mantiene una qualità magica, una forza che parla ad una parte segreta di noi, risvegliando sentimenti ed emozioni.
Al potere quasi magico della voce è legato il percorso che attraversa gli eventi del cartellone 2002-2003, procedendo dall'ombrosa voce contraltile dell'italiana Isabella, capace di incantare il tirannico bey di Algeri e di trascinare alla rivolta gli schiavi italiani, per poi innalzarsi assieme ai siderali vocalizzi della Regina della Notte ed immergersi nelle tenebrose profondità modulate dal grande Sacerdote Sarastro ed infine lasciarsi incantare dalle profferte del Duca di Mantova, tenore par excellance, che seduce le sue "vittime"intonando insinuanti ballate.
A questo potere non ci si può sottrarre, come ci auguriamo possa constatare il nostro pubblico e come sperimentano Taddeo, Mustafà e Lindoro, Tamino e Pamina, Gilda e Maddalena, co-protagonisti delle opere che compongono il ghiotto menù di quest'anno: L'italiana in Algeri di Rossini, Il Flauto Magico di Mozart, Rigoletto di Verdi, con un'appendice de "i caffè del Teatro - in concerto"dedicata, appunto, alla "voce magica".


organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara