Un nuovo caso Politkovskaya

Convegno

Mercoledi 28 gennaio 2009, alle 17,30, a Trento, nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55) il Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale organizza l'incontro-dibattito Un nuovo caso Politkovskaya. Interviene Giovanni Bensi

Il 19 gennaio, verso le 14:30 locali, nel pieno centro di Mosca nei pressi della stazione Kropotkinskaya della metropolitana, a un quarto d’ora di cammino dal Cremlino, uno sconosciuto ha ucciso con un colpo di pistola l’avvocato Stanislav Markelov. È stata ferita anche la giovane giornalista Anastasya Baburova, poi deceduta in ospedale, una collaboratrice della Novaya gazeta, lo stesso giornale per cui lavorava Anna Politkovskaya, assassinata l’8 ottobre 2006. Il motivo del duplice omicidio è chiaramente politico. Markelov era il legale della famiglia cecena Kungaev (ora rifugiata in Norvegia), la cui figlia, Elza, di 18 anni, era stata seviziata e uccisa durante la guerra, nel 2002, nel villaggio di Tangi-Chu, dal colonnello Yurii Budanov, comandante del 160° battaglione corazzato russo. Per questo Budanov nel 2000 era stato condannato a 10 anni di reclusione, ma nel dicembre 2008 era stato liberato in anticipo per ragioni imprecisate.
Markelov si era opposto alla decisione, presa dal tribunale di Dimitrovgrad, e quando è stato ucciso tornava da una conferenza stampa durante la quale aveva illustrato i motivi del suo ricorso. Fra l’altro poco prima della liberazione di Budanov il commissario per i diritti civili in Cecenia, Nurdi Nukhadzhiev, aveva comunicato a Grozny che sul luogo dove era dislocato il reparto di Budanov, sono state rinvenute fosse comuni con “alcune decine” di corpi di civili: un fatto che getta un’ulteriore ombra di sospetto su Budanov stesso. Circa l’uccisione di Markelov, il capo della Sezione investigativa della Procura di Mosca, Anatolii Bamet, ha detto che in primo luogo vengono presi in considerazione “motivi connessi con la sua attività professionale di avvocato”. In altre parole, si tratterebbe di una vendetta contro l’impegno di Markelov in difesa di una vittima civile della guerra in Cecenia. Non è escluso che possano essere implicati ambienti dei servizi segreti. Insomma, si profila un nuovo “caso Politkovskaya”, la giornalista che denunciava gli orrori della guerra in Cecenia. Un processo per la sua morte è in corso a Mosca, mentre la situazione in Cecenia continua a rimanere tesa con uno stillicidio di atti di violenza.

Il giorno dopo a Mosca, sul luogo del delitto, si sono riunite alcune migliaia di persone che hanno espresso il loro omaggio alle vittime. Tra la folla anche il commissario parlamentare per i diritti dell’uomo Vladimir Lukin. Manifestazione di circa 3.000 persone anche a Grozny, capitale della Cecenia, organizzata dai maggiori partiti, dal “putiniano” “Russia Unita” al Partito comunista. Finora né il presidente Dmitrii Medvedev, né il premier Vladimir Putin hanno sentito il dovere di dire qualcosa sul duplice omicidio. Fra i politici si è espresso Gennadii Gudkov (di “Russia Giusta”) vicepresidente della commissione della Duma per la sicurezza. “Rimane un fatto – ha detto – che nel nostro paese è possibile uccidere qualcuno a sangue freddo in pieno giorno, nel centro della città”. Curioso che il presidente ceceno insediato dai russi, Ramzan Kadyrov, egli stesso partecipe delle atrocità commesse dalle truppe federali in Cecenia, ha deciso di insignire Markelov post mortem di una medaglia al valore. Proprio lo stesso Kadyrov sul quale grava il sospetto di aver fatto uccidere da sicari a Vienna, il 13 gennaio, Umar Israilov, suo ex collaboratore che aveva chiesto asilo in Austria. Dal 1994 sono almeno 22 a Mosca i casi di omicidio su commissione. Molte vittime sono state giornalisti “scomodi”.

Il Corriere della sera ha pubblicato il 20 gennaio un importante commento di Paolo Lepri. Dopo aver osservato, che “molte altre volte nell’era del putinismo i giornalisti che cercano di sfidare il potere vengono uccisi in mezzo alla strada” e che attorno a questi omicidi c’è troppo silenzio in Occidente, ricorda l’assassinio di Politkovskaya e il silenzio di Putin, che impiegò due giorni per fare un commento. Uno sprezzante commento peggiore del silenzio: per lui Anna Politkovskaya era solo una persona “che non aveva influenza nella vita politica russa”.
Per Lepri, “delitti e trame oscure non sono che il segnale più evidente della malattia di un Paese dove quello che si può chiamare, in sintesi, il «deficit democratico» sta toccando livelli di pericolosità allarmante. Revival di volontà di potenza, aggressività economica, nostalgie autoritarie, indulgenze post-sovietiche, disprezzo per le regole delle società aperte sono le caratteristiche del regime guidato dall’ex agente del Kgb: un uomo che ha cambiato negli ultimi tempi solo il taglio dei suoi vestiti”.
E conclude: “Il nuovo presidente americano Barack Obama è chiamato da oggi a tentare di risolvere tutti i problemi del mondo. Non sarà facile riuscirci, ma gli va subito chiesto di mettere il dossier Russia in testa alle pratiche da sbrigare con urgenza. Il successore di Bush sa che i diritti umani sono un valore universale e che i loro principi sono vincolanti anche se tradotti in cirillico. Se necessario imparando a trattare Putin non come un partner ma come un avversario”.

Dei troppi giornalisti assassinati, di quanto è accaduto a Mosca e della tesa situazione che permane in Cecenia e nel Caucaso ne discuteremo con Giovanni Bensi nell’incontro di mercoledì 28 gennaio.

Giovanni Bensi per 30 anni (dal 1972 al 2002) ha lavorato nella redazione di lingua russa di Radio Free Europe/Radio Liberty, l’emittente statunitense che, prima da Monaco di Baviera e poi da Praga, trasmetteva e tuttora trasmette nelle lingue dell’Europa Orientale e dell’ex URSS. Attualmente collabora con i quotidiani Avvenire e Nezavisimaya gazeta. Tra le pubblicazioni di Giovanni Bensi va ricordata La Cecenia e la polveriera del Caucaso.