Un pentagramma nella mente?

Convegno

Aperitivi neuroscientifici

Silvia BENCIVELLI - medico e giornalista
Elena RUSCONI - neuroscienziato
Un pentagramma nella mente?
Nati con la musica. Come questa influenza le nostre capacità cognitive

La musica ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella vita degli uomini e nessuno può dirsi immune dal suo potere. La musica è una delle attività che ha accompagnato la nostra specie fin dagli albori e, tranne gli amusici, individui incapaci di riconoscere i suoni musicali e quindi di apprezzare una melodia, ognuno di noi ha sperimentato la sua influenza sull’umore, nell’amplificare o smorzare l’intensità di un’emozione, ma anche i suoi effetti sul corpo, dal battito cardiaco alla sudorazione.
Chi sostiene il valore adattativo della musica sottolinea il suo ruolo nel corteggiamento, nel favorire la coesione sociale, la riduzione dei conflitti e la comunicazione transgenerazionale. Oggi la musica continua ad assicurare vantaggi competitivi. Non a caso, nelle gare statunitensi, come la maratona di New York, è stato vietato l’uso di auricolari, perché la musica proprio come il doping altera le prestazioni e aumenta il rendimento. Non solo. Gli scienziati tendono a confermare quanto generazioni di musicisti e maestri di musica hanno sempre affermato: l’esercizio musicale ha un effetto sulla memoria, può rafforzare le capacità di espressione e migliorare anche le capacità cognitive generali. La musica ha anche un’influenza non indifferente nello sviluppo cerebrale di un individuo: dopo un anno di training musicale i bambini hanno prestazioni migliori rispetto alla media nei test di memoria verbale, visio-spaziale e matematica. Analogamente negli adulti: pensiamo alle differenze osservate con le moderne tecniche di neuro immagine tra il cervello dei musicisti e quello dei non musicisti.
Infatti, la musica è importante nella ricerca condotta dalle neuroscienze cognitive perché coinvolge numerose caratteristiche e abilità del cervello (percezione multisensoriale, esecuzione motoria, attenzione, apprendimento e memoria, plasticità cerebrale) ed è sempre più utilizzata nel trattamento dei disordini psicologici e neurologici.
Tuttavia, anche grazie alle funzioni emotive ad essa connesse, la musica ha un intenso potere che si esercita su ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Ci consente di fare un viaggio nella memoria, ci proietta in un altro mondo, il suo potere evocativo e ipnotico ci fa provare piacere, conferisce senso a cerimonie e situazioni, ci parla del fiume ideale piuttosto che della realtà inquinata. Come diceva Victor Hugo, la musica esprime ciò che non può essere detto e su cui è impossibile rimanere in silenzio.
“Perché ci piace la musica” è il titolo dell’Aperitivo Neuroscientifico del CIMeC che si svolgerà giovedì 4 marzo, alle 18, alla caffetteria Le Arti del MART, con Silvia Bencivelli, giornalista di Radio 3 Scienza, autrice del libro “Perché ci piace la musica” (Sironi editore, 2007).
Gli Aperitivi neuroscientifici sono organizzati dal CIMeC con il supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e introdotti da Nicla Panciera. Agli insegnanti e a tutti coloro che lo richiederanno verrà rilasciato un attestato di partecipazione. L’entrata è libera e il buffet offerto dal CIMeC.


organizzazione: CIMeC Centro Interdipartimentale Mente Cervello dell'Università di Trento a Rovereto