Un poeta al potere: l’impresa di Fiume
Il 12 settembre del 1919 Gabriele d’Annunzio guida una colonna armata composta all’incirca da duemilacinquecento uomini all’occupazione della città di Fiume, l’attuale croata Rjieka, non prevista dalle assegnazioni territoriali promesse all’Italia in caso di vittoria della Prima guerra mondiale. Si tratta del giorno inaugurale dell’impresa di Fiume; al governo della città adriatica d’Annunzio rimane per un totale di quattrocentonovantadue giorni, fino al tragico epilogo del “Natale di sangue”, che suggella la fine dell’occupazione.
Il trasporto con cui, a partire dalle trattative di pace del dopoguerra, alcuni cittadini italiani difendono così ostinatamente la causa dell’italianità di Fiume è sorprendente se si considera che, anche nel corso degli anni che precedono lo scoppio del primo conflitto mondiale, la città quarnerina è presa in considerazione soltanto marginalmente, e sono in pochi a rivendicarne l’assegnazione all’Italia. Fiume può vantare però una lunga tradizione culturale italiana, anche dal punto di vista letterario, e – pur non essendo possibile affermarlo con assoluta certezza – è probabile che, se al suo posto fosse stata scelta un’altra città per cui si sollevavano ad inizio 1919 le rivendicazioni italiane, non si sarebbe forse potuto creare lo stesso clima di vita-festa, di commistione tra arte e vita che pare realizzarsi a Fiume sotto la guida di d’Annunzio.
L’elemento peculiare da sottolineare è proprio quest’ultimo: per la prima volta nella storia dell’umanità, un poeta sale alla guida di un governo, portando così al potere l’arte e l’immaginazione; fatto che non passa inosservato, come testimonia il festante telegramma che il Club Dada berlinese invia al Corriere della Sera per celebrare l’occupazione di Fiume. D’Annunzio alla fine della Grande guerra è con certezza uno degli italiani più famosi nel mondo e rappresenta forse meglio di chiunque altro la crescente influenza che gli artisti esercitano sulla società all’inizio del Novecento: questo permette all’impresa di raggiungere un’immediata eco a livello internazionale, che esercita un’irresistibile attrazione su artisti italiani e non.
La maggior parte degli studi più recenti sottolinea la ribellione generazionale che prende vita a Fiume, contraddistinta da una marcata carica vitalistica e una connotazione spiccatamente anticonformista – politica, certamente, ma anche artistica. In città l’arte ricopre infatti un ruolo tutt’altro che secondario e le avanguardie artistiche scorgono la possibilità di poter affermare a Fiume una contro-società che rompa radicalmente con i valori dominanti tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo. Ne sono testimonianza il citato telegramma dadaista e, in maniera ancora più evidente, la partecipazione in prima persona di molti futuristi, che non si lasciano scappare la possibilità di mettere in pratica il nesso arte-vita, uno dei principi alla base del movimento guidato da Marinetti, tra i primi a raggiungere la città adriatica.
Non bisogna però focalizzarsi soltanto sulle avanguardie artistiche: è l’intero ambiente letterario a risultare elettrizzato alla notizia dell’occupazione di Fiume, che viene sì a configurarsi come un vero e proprio “paradiso delle avanguardie europee”, ma che si configura d’altra parte come possibilità di riunire assieme in città scrittori di varie tendenze artistiche e provenienti da tutto il mondo.
L’ambiente culturale cittadino, già di per sé prolifico, con l’occupazione dannunziana diviene ancora più fecondo, grazie all’ondata di freschezza portata sulla sponda del Carnaro da questi artisti. Fin dai primi giorni successivi all’entrata della colonna armata in città vedono infatti la luce nuove composizioni poetiche; gli apporti culturalmente più importanti provengono dall’editoria, con la pubblicazione del settimanale futurista La testa di ferro e il periodico di breve vita Yoga, espressione dell’omonimo movimento d’avanguardia che nasce e si sviluppa a Fiume nell’arco del 1920 e che rappresenta senz’ombra di dubbio l’apporto più originale di tutta l’impresa.
La vicenda fiumana è rivisitata da Cristian Prai nell’incontro dibattito “Un poeta al potere: l’impresa di Fiume”, organizzato dalla Biblioteca Archivio del CSSEO, che si terrà mercoledì 30 marzo 2022 nella Sala conferenze della Fondazione Caritro di Trento (Via Calepina 1). Introduce Massimo Libardi.
Cristian Prai insegna e collabora con la Fondazione Museo Storico del Trentino. Si è laureato con una tesi di ricerca incentrata sul ruolo e sull’importanza dell’arte nel corso dell’occupazione di Fiume. Continua a mantenere vivo l’interesse per l’impresa fiumana, su cui ha pubblicato diversi articoli.