Un soffio di vetro
Mostra di decori natalizi depoca
I primi decori dellalbero di Natale furono commestibili e luminosi: con il cibo e la luce si rappresentava laugurio dellabbondanza e la gioia della nascita. Frutta e dolci avvolti nella carta stagnola, sfavillanti alberi alti fino al soffitto, ammirati da bambini e bambine. La mostra presenta una originale collezione privata di oltre duecento ornamenti natalizi in vetro soffiato del periodo compreso tra fine Ottocento e gli anni Trenta del secolo scorso, delle produzioni Lauscha in Turingia e Gablonz (Jablonez) in Boemia.
La regione in cui si ritiene tragga origine e sviluppo la tradizione dell'albero di Natale nella sua concezione moderna è l'Alsazia. Nella cittadina di Turckheim, presso Colmar, dove nel XVI secolo vivevano mercanti, contadini e vignaioli benestanti sono conservati documenti, datati 1597 e 1669, con segnate le note spesa per l'acquisto di carte colorate, mele e cialde per il decoro di alberi natalizi. Più complesso datare l'introduzione dei decori luminosi. Nel 1708 la duchessa di Orleans in una lettera indirizzata alla figlia menziona alberi di bosso decorati con candele; numerosi documenti della fine del XVIII secolo ne descrivono l'usanza presso gli ambienti della borghesia e della nobiltà cortigiana. Nel XIX secolo la diffusione dell'albero luminoso è pressoché totale in tutte le classi sociali. I decori dell'albero di Natale furono dunque di due tipi: luminosi e commestibili. Con la luce si rappresentava la gioia della rinascita e con il cibo l'augurio di abbondanza. I primi addobbi commestibili furono le mele. In ambito cristiano il decoro con le mele fu suggerito dal parallelismo tra l'albero di Natale e la simbologia dell'albero di Adamo ed Eva nel paradiso terrestre. In Austria e in Baviera, dove in periodo natalizio era già diffusa la tradizionale esposizione del presepio, l'uso del Christbaum o "Albero di Cristo" tardò a diffondersi; in Germania, in ambito protestante, si diffuse rapidamente anche in seguito alla leggenda che già Martin Lutero lo decorasse in famiglia. Intorno agli anni Settanta del XIX secolo si formò una vera e propria industria degli addobbi natalizi e i soffiatori della Turingia crearono bocce in vetro a specchio, frutta, uccelli, strumenti musicali e altro per la decorazione dell'albero che doveva brillare e luccicare di oro e argento come un gioiello; infatti il termine in lingua tedesca con cui si definisce il decoro dell'albero, Christbaumschmuck, è composto di tre parole: Christ (Cristo), Baum (albero) e Schmuck (che può Significare
sia ornamento che gioiello). L'albero natalizio di inizio XX secolo diviene un prodotto soggetto ai canoni della moda, le riviste femminili informano sulle decorazioni più in voga e suggeriscono le creazioni. In famiglia si gareggia per la costruzione degli addobbi e si ricerca il "gusto personale" che diverrà patrimonio da tramandare. Anche gli artisti si cimenteranno nella creazione di addobbi originali proponendo i materiali più svariati e le forme più ricercate. l'albero diviene protagonista del Natale. Nei racconti di molte nostre nonne si favoleggiava di sfavillanti alberi di Natale alti fino al soffitto e ammirati da bambine nelle case dei contadini di Boemia e Moravia dove gli eventi del primo conflitto mondiale avevano sfollato le nostre genti. Molti di noi trattengono ancora nella memoria il ricordo della preparazione in casa dei decori. Si avvolgevano biscotti, noci e nocciole nella carta stagnola e, per mezzo di un ago, s'infilava nella carta il filo doppio che si annodava ai rami. Frutta e dolci, lucenti e irreali, contribuivano a conferire all'albero l'aura magica che lo caratterizzava. Allo spegnersi della luce elettrica e con l'accensione rituale delle candeline, il momento collettivo della sua contemplazione rinsaldava i legami e gli affetti familiari.
Nella mostra UN SOFFIO DI VETRO sono esposti oltre duecento manufatti provenienti da una collezione privata trentina e compresi tra 1a fine dell'Ottocento e gli Anni Trenta del Novecento. I manufatti in vetro provengono da due zone produttive dell'Europa centrale, la zona di Lauscha in Turingia, Germania, e la zona di Gablonz in Boemia, oggi Repubblica Ceca. le due produzioni si distinguono per la diversità di esecuzione. Caratteristica della produzione di Lauscha fu la creazione di forme realistiche a tutto tondo. la piacevolezza di simili manufatti sta nella leggerezza, gli ornamenti di Lauscha rammentano bolle di sapone cristallizzate. I manufatti della zona di Gablonz invece si caratterizzarono per la complessità esecutiva in cui la bellezza consiste nella varietà delle forme e nella difficoltà di assemblaggio delle piccole perle in vetro soffiato.
organizzazione: Comune di Trento Servizio Cultura