Una primavera difficile
Michele Ruele presenta Boris Pahor
Sì, forse è possibile scrivere un libro o dipingere un quadro pieno di sole, anche senza aver mai visto il sole, senza averne assorbito i raggi, purché lo si desideri ardentemente.
Autore: Boris Pahor
Titolo: Primavera difficile (orig. Spopad s pomladjo)
Traduzione: Mirella Urdih Merkù
Editore: Zandonai
Collana: i fuochi
Anno: 2009
Isbn: 978-88-95538-32-7
in libreria dal 7 ottobre
Maggio 1945. Un reduce sloveno dai campi di concentramento nazisti è ospite di un sanatorio alle porte di Parigi. La sua vita somiglia a un dormiveglia dentro una serra di vetro, un dormiveglia attraversato di continuo dalle immagini di là, di quel mondo dove ha visto consumarsi la distruzione. «Lui prima della Germania e lui dopo la Germania, chissà se questi due uomini si sarebbero mai incontrati» si chiede il protagonista esprimendo in modo mirabile il dissidio lancinante da cui scaturisce necessaria e alta la narrativa di Pahor e la sua appassionata testimonianza civile.
Nelle pagine di questo intenso romanzo, infatti, la ricchezza del suo talento letterario non si lascia confinare alla pura e sofferta memoria del lager o al farsi voce della minoranza slovena perseguitata. A Radko Suban, un uomo spezzato in due dalla barbarie, è data malgrado tutto la possibilità di ritrovare se stesso e di rinascere grazie allamore di Arlette, una giovane infermiera francese. Un amore contrastato, in cui nulla è certo: eppure ogni gesto di lei ha il sigillo di una vitalità che sconfigge le ombre e porta in sé una promessa di libertà che lo scrittore ritrae con commozione e stupore, lo stesso che ci coglie dinanzi al «perenne e impercettibile germogliare della terra, buona e immensa».
organizzazione: Zandonai Editore