Uno sguardo dal ponte

Teatro

Stagione di Prosa 2005/2006

SiciliaTeatro
Uno sguardo dal ponte
di Arthur Miller
regia Giuseppe Patroni Griffi
con Sebastiano Lo Monaco, Marina Biondi, Claudio Mazzenga, Melania Giglio, Michele Riondino e Giuseppe Zeno
traduzione di Gerardo Guerrieri
scene e costumi Aldo Terlizzi
luci Luigi Ascione
direttore tecnico Errico Quagliozzi

Il tema principale dei drammi del più grande drammaturgo americano del '900, è soprattutto, uno: l'uomo di fronte alle proprie responsabilità. La vicenda, come è noto, è ambientata a Brooklyn, ad uno sguardo da quel ponte che unisce due luoghi differenti: uno del "presente" col carico di tutto il suo passato sempre in vista, e l'altro di un futuro imminente, sempre lontano, da sempre sognato. Da qui l'idea registica di immettere in uno stesso spazio scenico gli "interni" e gli "esterni" della vicenda: tutto avviene sotto, o davanti, al grande ponte che nello stesso tempo sembra incombere minaccioso sul destino di quei piccoli uomini, ma diventare anche il simbolo di una nuova convivenza.
Eddie Carbone, il protagonista, ospita nella sua casa due fratelli, cugini della moglie, arrivati dalla Sicilia come immigrati clandestini. Rodolfo, il più giovane dei due, s'innamora, ricambiato, di Caterina, la giovane nipote che Eddie e sua moglie Beatrice hanno accolto in casa come una figlia dopo la morte dei suoi genitori. Nella mente di Eddie Carbone scatta qualcosa di orribile a cui non sa dare un nome: forse amore per la nipote, forse gelosia del padre che non è riuscito ad essere, che lo esalta e lo spaventa ma che scatena in lui un odio assoluto per gli altri, soprattutto per quel ragazzino biondo "diverso", in tutto e per tutto da sé. Così denuncia all'Ufficio Emigrazione i due clandestini, compiendo l'atto più vile che un uomo del suo stampo avrebbe potuto compiere.
Con questo personaggio Sebastiano Lo Monaco, in una prova assai impegnativa, non fosse altro perché è il primo attore siciliano ad interpretare un ruolo dove il "non scritto" e il "non detto" sembrano essere la sostanza pirandellianamente vera del dramma, in quel confronto costante e smisurato fra legge e verità, arricchisce la sua personale galleria di personaggi inquieti, instabili, sempre sull'orlo della follia, manifesta o invisibile, con cui maschera e svela la sua più segreta e autentica natura d'attore, in un inesauribile gioco scenico in cui il personaggio e l'interprete sembrano fare a gara a chi s'impossessa prima dell'altro: una continua sfida di palcoscenico che non si chiude neanche all'ultima replica. Come nei suoi precedenti spettacoli, anche in questo caso Patroni Griffi non mette solo in scena un testo, ma un momento storico, un pezzo d'epoca, un ambiente (nel senso meno naturalistico del termine) fatto rivivere attraverso la scena e i costumi di Aldo Terlizzi, e le musiche di Louis Prima, anche lui un italo-americano come la famiglia di Eddie Carbone.


organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara