Uomini e Pietra

Mostra

Uomini e Pietra
Natura e artificio tra paesaggi e progetti

L’Italia è un territorio ricco di tradizioni, di paesaggi e realtà naturali in grado di parlare il linguaggio sia della storia sia della natura.
Il Trentino è uno di questi, in particolare le pietre trentine e gli uomini che lavorano e trasformano la natura in artificio, rappresentano un patrimonio, unico al mondo, capace di resistere ad una globalizzazione che tende ad uniformare le differenze.
La mostra “Uomini e Pietra: natura ed artificio tra paesaggio e progetti”, promossa dalla Camera di Commercio di Trento e dalla Provincia autonoma di Trento, ospitata in un luogo straordinario del centro storico di Trento, Palazzo Roccabruna, si sviluppa attraverso un percorso, culturale e progettuale che, affondando le proprie radici nella memoria, negli strumenti e soprattutto in una serie di materiali “antichi come il mondo”, mette al centro la contemporaneità, in particolare i risultati di una serie di interventi, ed iniziative culturali che, negli ultimi anni, hanno coinvolto gli uomini della pietra, architetti e designers, studenti provenienti da università di tutto il mondo, fotografi. Le pietre trentine sono state, per alcuni anni, al centro di un particolare sistema progettuale che ha fatto parlare il territorio attraverso i linguaggi per eccellenza della modernità: design, architettura, comunicazioni visive.

È il progetto che da valore ai materiali.
La mostra si snoda tra la presenza delle diverse tipologie lapidee, specifiche del territorio trentino, i paesaggi naturali, gli strumenti e i grandi artigiani che hanno trasformato la natura in artificio: la conoscenza come motore della trasformazione.
Conoscenza, nel nostro caso, significa, in primo luogo, aver collaborato con architetti e designer, Michela Baldessari, Mario Botta, Pierluigi Cerri, Alessandro Guerriero, Michele de Lucchi, Arnaldo Pomodoro, Ettore Sottsass jr. chiedendo loro di interpretare un luogo tipico del paesaggio trentino, la fontana, e quindi l’acqua come risorsa insostituibile di un territorio che vuole vivere la contemporaneità anche nel segno della memoria.
Memoria, in secondo luogo, significa anche restituire il paesaggio lapideo attraverso l’occhio di due grandi fotografi, Mario De Biasi, ed Enrico Minasso che hanno viaggiato nelle cave, nelle città, negli spazi urbani dove la pietra ha disegnato l’abitare.

Non è un caso che la fontana progettata da Ettore Sottsass, una sorta di vero e proprio simbolo della Pietra Trentina, sia collocata nello spazio antistante il Palazzo Roccabruna, ricordando ai visitatori che cosa significa, concretamente, dare valore ad un materiale, mantenendo comunque la forma e la funzione che da secoli ha esercitato un oggetto come,appunto, la fontana.
Inoltre per procedere sulla strada di una interpretazione nel segno della valorizzazione, è stato invitato un architetto raffinato come Luca Scacchetti, uno dei migliori allievi di Aldo Rossi, ad intraprendere un viaggio particolare nel paesaggio trentino, dal quale proviene la pietra, perché raccontasse attraverso alcuni disegni, ad acquerello, chi siamo e da dove veniamo E’ una operazione culturale “plein air”, costruita tra le impressioni della visione di una sorta “antico viaggiatore”, da un lato, e dall’altro lato, la capacità di disegnare architetture immaginarie, già presenti nella natura, ma fatte rinascere dalle antiche tecniche dei pittori dell’ottocento.

La mostra “Uomini e Pietra” desidera parlare agli abitanti di questo territorio, ma soprattutto ai “viandanti” che arriveranno a Trento, cercando di individuare tra i materiali lapidei, gli strumenti e gli uomini della pietra (cavatori, scalpellini, designer, architetti, i futuri progettisti, italiani e stranieri) tutte quelle competenze che sono in grado di realizzare, rispettando la natura, linguaggi e opere nel segno di una qualità, non riproducibile, in altri luoghi.
“Uomini e Pietra: natura ed artificio tra paesaggio e progetti” è una mostra che guarda al futuro della pietra trentina, un materiale destinato a resistere a qualsiasi tentativo di imitazione e di duplicazione artificiale, proprio in virtù del fatto che gli uomini, protagonisti del progetto pietra, sono, come il territorio che gli ospita, unici e non riproducibili.
Potremmo affermare che “l’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, come scrive Walter Benjmin, nel caso della pietra trentina, non sarà mai riproducibile perché ogni pietra, ogni oggetto lapideo sarà sempre diverso da tutti gli altri; nuovo e originale, all’interno di un processo infinito nel quale la natura offre agli uomini la possibilità di esprimere lo “spirito del tempo”, mantenendo però una propria autonomia simbolica e culturale.

La mostra “Uomini e Pietra: natura ed artificio tra paesaggio e progetti” racconta una storia attuale, sempre in bilico tra natura e artificio, tra infinito e finito, tra dimensione estetica e storicità delle forme e delle opere degli uomini.
Aldo Colonetti
Paolo Baldessari