Verità e riconciliazione: l'esempio del Sudafrica

Convegno

Nella giornata del 10 dicembre 2005, anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, si tiene a Rovereto presso la Sala conferenze del Mart l'incontro pubblico intitolato "Verità e riconciliazione: l'esperienza della commissione sudafricana". A testimoniare l'esperienza della Commissione Sudafricana per la Verità e la Riconciliazione sarà presente l'avvocato Ilan Lax, membro della TRC sudafricana. A contribuire nella riflessione sui percorsi di mediazione interverranno Guglielmo Valduga (Sindaco del comune di Rovereto), Roberto Bombarda (presidente del Forum Trentino per la Pace), Tiziano Salvaterra (Assessore all'Istruzione e alle Politiche Giovanili della Provincia Autonoma di Trento), l'avvocatessa Lorenza Cescatti componente dell'Associazione Giuristi Democratici e Emanuela Fronza dell'Università degli Studi di Trento. Promosso dal Forum Trentino per la Pace, l'incontro vede la collaborazione del Comitato per la Pace ed i Diritti Umani di Rovereto e dell'Assessorato all'Istruzione e alle Politiche Giovanili della Provincia Autonoma di Trento.

Dopo la fine del regime di apartheid, durante il quale erano state commesse violenze non solo dai bianchi per la difesa di propri privilegi ma anche dai membri dell'African National Congress nella loro lotta, sentita come guerra giusta, la Repubblica Sudafricana ha costituito la Truth and Reconciliation Commision (TRC), presieduta dal vescovo protestante Desmond Tutu. L'obiettivo non era la "giustizia dei vincitori", quale quella espressa del Tribunale di Norimberga, ma la verità dei fatti per la necessaria riconciliazione delle comunità che dovevano riprogettare il proprio futuro. La società sudafricana non avrebbe potuto sopportare una ulteriore lacerazione attraverso una lettura giudiziaria della sua storia e ha scelto la via della TRC: ai colpevoli non ha chiesto il pentimento morale ma l'ammissione completa delle loro colpe, concedendo l'amnistia in cambio della verità.
Più della punizione, l'obiettivo à stato ridare dignità alle vittime offese che nel processo tradizionale (sia dell'ordinamento italiano che in quelli internazioniali, quale ad esempio i Tribunali costituiti dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU per la ex Jugoslavia ed il Ruanda) hanno un ruolo marginale. à una verità non processuale (quest'ultima à condizionata dal doveroso rispetto delle garanzie processuali predisposte soprattutto a tutela dell'imputato), raggiunta mediante il pubblico ristabilimento della verità dei fatti e, se possibile, la ricostruzione dei rapporti fra la vittima ed il suo offensore. La vittima, più che la vendetta, ha bisogno che siano riconosciute le sue ragioni, la dignità a causa della quale fu perseguitata e violentata. La TRC non sempre ha raggiunto il suo scopo, riconciliare attraverso la ricostruzione della verità, ma à un forte stimolo di riflessione per l'Occidente che ,tradizionalmente, facciamo i conti con il passato attraverso il processo penale tradizionale o l'amnistia senza verità o addirittura la sparizione dei fascicoli degli imputati eccellenti o minori, successivamente al nostro 1945.

La TRC propone pertanto un nuovo modello di giustizia, che introduce gli elementi della Verità e della Riconciliazione, apre nuovi sentieri nella relazione fra l'autore, la vittima, la società e lo stato. Si tratta di un modello che a pià livelli stiamo iniziando a sperimentare non solo nelle aule penali ma nella società civile. Al crocevia tra la cultura giuridica e le scienze sociali si pone la mediazione per definire la quale viene spesso utilizzata la metafora del ponte: la riva destra e la riva sinistra di un fiume, totalmente diverse fra loro, hanno bisogno di una terza parte per comunicare, ed il ponte la rappresenta, ancorato ad entrambe le rive ma irriducibile alle due parti precedenti. Realtà a se stante che media, che mette in relazione, pur diversa da entrambe e che costituisce lo spazio di incontro, di facilitazione alla comunicazione, di possibilità.
Afferma in un'intervista Jean Francais Six, esperto nella sperimentazione di modalità non distruttive della risoluzione dei conflitti: "E' necessario oggi ricostruire un tessuto sociale e politico in cui ciascuno abbia una propria identità, in cui ciascuno comprenda che non può vivere senza legami e senza relazioni con l'altro. Per costruire un simile tessuto relazionale c'è bisogno della mediazione, abbiamo bisogno di mediatori." In questa prospettiva il Forum Trentino per la Pace ha strutturato un progetto di collaborazione con le scuole superiori che prevede l'incontro con le realtà locali che si occupano di mediazione penale, mediazione familiare, mediazione intercolturale e mediazione sociale, a partire da una comune riflessione sulla TRC sudafricana attraverso i suoi protagonisti.


organizzazione: Forum trentino per la pace