Vita spericolata di Giorgio Graffer

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Emozioni tra le pagine
Vita spericolata di Giorgio Graffer
di Riccardo De Carli, Ed. SAT - Biblioteca della Montagna

Biografia, lettere, diari e fotografie inedite di un mito dell’alpinismo e asso dell’aviazione.
Intervengono Piergiorgio Motter, Enrico Camanni e l’autore

A settant'anni di distanza il ricordo di Giorgio Graffer resta nelle tante vie da lui conquistate, nelle targhe e nelle titolazioni che gli sono state dedicate; rimane in particolare nel rifugio al Grostè, nella scuola di alpinismo e sci alpinismo della SAT a lui dedicata, e nella sua storia di roccia e di neve. «Apparentemente inconciliabile il ruolo di ufficiale e quello di alpinista, in Giorgio Graffer si fonde con esito originale». Questo è ciò che emerge dai ricordi di Egidio Bonapace a lungo gestore del Rifugio SAT “Giorgio Graffer” e che questo libro richiama a sintesi di un percorso emblematico. Il lavoro di Riccardo Decarli in effetti intreccia il racconto del grande alpinista con quello dell’eroico aviatore, mettendo a fuoco un percorso fatto di entusiasmi e di forti motivazioni, di grandi affermazioni nell’uno e nell’altro campo, anche se diverso è lo slancio che porta alla conquista delle cime e quello dello scontro mortale nei cieli deturpati dalla guerra. La vicenda di Giorgio Graffer non è peraltro riducibile al breve spazio della vita di un uomo che ha lasciato una traccia significativa nelle pagine nazionali e regionali. La ricchezza di queste pagine consiste piuttosto nel quadro d’insieme che l’autore ha saputo costruire, dipanando la storia di un’epoca e della sua generazione; un itinerario che per tanti versi si intreccia con quello della Società degli Alpinisti Tridentini negli anni che vanno dalla prima alla seconda guerra mondiale. La montagna lo attira comunque, in una “vita spericolata” che fra un volo e l’altro lo spinge sulle pareti impervie del Brenta con il fratello Paolo o la sorella Rita, con Franco Miotto e con Ricci, Pilati e Disertori, tanto per citare la generazione di alpinisti che rinverdisce o affianca i nomi di Pino Prati e Giuseppe Bianchi, di Renzo Videsott e Domenico Rudatis. La sua “ora fatale” verrà con la Grecia e l’ultima impresa dell’aria, quando l’alpinista aviatore cadrà col suo aereo nel duello mortale che qualcuno ha definito da kamikaze.

Riccardo Decarli è nato a Trento nel 1966. Dal 1991 lavora come bibliotecario presso la Biblioteca della Montagna-SAT. Appassionato di montagna e speleologia collabora con quotidiani e riviste. Ha curato diverse pubblicazioni tra le quali, con Claudio Ambrosi, Hic sunt leones: 1872-1997: 125 anni della Società degli alpinisti tridentini attraverso le sue pubblicazioni (Trento, 1997), con Marco Benedetti il catalogo per il centenario della prima salita sul Campanile Basso (Trento, 1999). È autore di diverse voci del Dictionnaire encyclopédiques des Alpes (Grenoble, 2006), Le Alpi: il grande dizionario (Ivrea, 2007). Il suo libro sulle alpiniste trentine (Pareti rosa, 2006), ha ottenuto un riconoscimento al Premio Leggimontagna in Carnia. Con Marco Albino Ferrari ha curato l'antologia Lontano dai piccoli uomini 1924-1945 "alpinismo eroico" sulla Marmolada (Milano, 2007) e con Lorenzo Pevarello ha realizzato il documentario C'è pane per i tuoi denti, Patagonia 1958 (2009), che ha vinto il premio della giuria al 17° International Festival of Mountain Films di Poprad (Slovacchia) e il 5° Appennino Cinefestival a Fiumalbo.

Giorgio Graffer nacque a Trento il 14 maggio 1912. Iniziò ad arrampicare e sciare fin da bambino, poi prese a frequentare i rocciatori della SAT, qui incontrò Pino Prati, Renzo Videsott ed altri forti alpinisti trentini. Sugli sci vinse facilmente ed in roccia, nonostante la giovane età, stupì gli amici. Conseguito il diploma, nel '31 si arruolò nell'aeronautica e per quattro anni frequentò la Regia accademia di Caserta. Non avendo tempo per allenarsi arrampicò solo durante le licenze e, ciò nonostante, realizzò grandi salite, tanto da essere ammesso, nel '33, nel Club alpino accademico italiano. La sua attività alpinistica s'interruppe durante il biennio '35-'37 trascorso in Cirenaica. Tornato in Italia, con la destinazione definitiva all'aeroporto militare di Caselle Torinese, riprese a sciare ed arrampicare, ma la guerra incalzava. Partecipò alle operazioni contro la Francia e si distinse per una eroica azione notturna durante un bombardamento sopra Torino. Nell'autunno del 1940 era in Grecia e qui, il 28 novembre, dopo un combattimento contro caccia inglesi, venne colpito e precipitò in circostanze poco chiare. Asso dell'aviazione, per le sue azioni di guerra gli vennero conferite varie medaglie, l'ultima, d'oro, al valor militare. Per le sue scalate il suo nome rievoca ancora oggi imprese leggendarie.