Vivere sotto la luna crescente

Mostra

"La casbah di Algeri ha tutto: tutti gli elementi di un architettura che mostra un'incommensurabile sensibilità per le esigenze e per i desideri umani"
Le Corbusier

Al Mart di Rovereto, dall'11 giugno all'11 settembre 2005, una grande esposizione racconta, con oggetti e ambienti, la vita domestica del mondo arabo. La mostra, a cura del Vitra Design Museum di Weil am Rhein, sarà inaugurata ufficialmente il 12 giugno alle ore 12.

La vita domestica del mondo arabo rappresenta antichissimi valori sociali e religiosi. Uno sguardo all'interno dell'ambiente familiare dei popoli arabi, considerato un rifugio sacro, è un'esperienza per conoscere più da vicino e più a fondo un intreccio di culture che ha espresso un sapiente modo di interpretare la tradizione e ha influenzato non poco la storia dell'Occidente.
La mostra Vivere sotto la luna crescente, curata dal Vitra Design Museum di Weil am Rhein, in Germania e in esclusiva in Italia al Mart di Trento e Rovereto, rappresenta un'occasione unica per avvicinarsi a questo mondo e conoscere una civiltà che ha lasciato importanti testimonianze storiche nel campo del progetto dello spazio pubblico e privato.
Dalle tende dei nomadi del Sahara agli splendidi palazzi urbani di Marrakech e Damasco, l'esposizione non solo propone un mondo affascinante e allo stesso tempo misterioso che attrae per la bellezza delle sue soluzioni abitative, ma offre anche l'occasione per un ulteriore invito al dialogo e alla convivenza.

IL PERCORSO ESPOSITIVO
La mostra presenta, attraverso una serie di ricostruzioni di ambienti, la ricchezza degli stili della vita domestica nel mondo arabo, in un'area che comprende il Marocco, l'Egitto, la Siria e la Penisola Araba.
Il percorso espositivo offre da un lato le tende dei nomadi Tuareg e Beduini e le casbah del Marocco, dall'altro le grandi soluzioni abitative in città come Marrakech, Damasco e Il Cairo. Il punto d'approdo è costituito dalle opere degli architetti arabi del Ventesimo secolo - tra gli altri, Hassan Fathy, Elie Mouyal e Abdelwahed El-Wakil - che hanno lasciato un importante segno nella cultura architettonica moderna.
Numerosi modelli di ambienti interni danno ai visitatori l'opportunità di sperimentare in prima persona i diversi modi di intendere lo spazio della casa, mentre un'ampia gamma di oggetti (dalle ceramiche ai tessuti e agli utensili) restituiscono la scorrere della vita quotidiana.
Mentre una serie di installazioni a grande scala ricostruiscono la raffinata sensualità della vita sociale dei paesi arabi. Sono realizzate appositamente per la mostra anche una serie di fotografie e video che documentano aspetti poco conosciuti della vita familiare.
Nessun aspetto della quotidianità ci è familiare come quella dello sfera domestica; la mostra rende quindi possibile al visitatore un confronto tra le proprie abitudini di vita e quelle dei paesi medio orientali. L'obiettivo della mostra è quello di invitare al confronto tra diversi modi di interpretare la cultura del progetto che, quando pone al centro della propria attenzione la dimensione umana, non pone barriere etniche o geografiche, ma si confronta con la realtà del vivere quotidiano.

LA MODERNITÀ NEL MONDO ARABO
Il ricco patrimonio delle culture domestiche arabe spesso rivela una sorprendente modernità, sia che si consideri l'aspetto formale degli oggetti sia osservando l'uso multifunzionale degli ambienti e ancora il sistema per regolare la temperatura delle stanze o l'uso delle risorse idriche. Architetti contemporanei, come l'egiziano Hassan Fathy e il marocchino Elie Mouyal, hanno adottato molte soluzioni di questo tipo nelle loro creazioni, declinando i modi della tradizione con le tecniche della modernità.
L'influenza della cultura araba è stata determinante nelle esperienze di architetti come Jean-Francois Zévaco, Edmond Brion, Wolfgang Ewerth, Michel Ecochard, Yona Friedman, Frei Otto e altri che a partire dagli anni Trenta hanno sperimentato le proprie teorie architettoniche nei territori del medio Oriente.
L'importanza acquisita dal mondo arabo nell'architettura internazionale è ancor più evidente se si considera l'ampio itinerario creativo che va dai pionieristici progetti di Le Corbusier e Fernand Pouillon fino a quelli più recenti di Arata Isozaki o dello Studio 65 per alcuni quartieri residenziali in Arabia Saudita, ma anche nella realizzazione dell'Institut du Monde Arabe di Parigi progettato da Jean Nouvel. “Vivere sotto la luna crescente” mostra inoltre gli aspetti problematici del confronto tra le due culture: la decadenza dei centri storici delle città, i rapidi inurbamenti della popolazione e la questione della periferia, la difficoltà di ritrovare l'antica misura del rapporto tra uomo e natura.
Infine, l'elemento che emerge con maggior forza nella cultura progettuale del mondo arabo rivolta alla sfera domestica è un'ospitalità libera e generosa, che oggi - nel solco della tradizione - può costituire un elemento di forza per riequilibrare gli sfrenati processi di modernizzazione e di globalizzazione economica.

NOTE BIOGRAFICHE
Hassan Fathy, nato ad Alessandria d'Egitto nel 1900, laureatosi al Cairo nel 1926, è l'architetto che più di ogni altro ha influenzato la ricerca di un linguaggio formale indipendente dall'eredità culturale delle potenze coloniali. Nel '46, gli fu commissionato un progetto ambizioso: la creazione di 7.000 abitazioni nel villaggio di Gourna. Nel portarlo a compimento, Fathy fece largo uso di materiali e manodopera locale, divenendo un punto di riferimento per quegli architetti che cercavano di far incontrare tradizioni locali e architettura moderna. Abdelwahed El-Wakil, saudita, discepolo di Fathy, concretizzò nel 1975 gli ideali del maestro: la casa Halawa fu costruita utilizzando esclusivamente manodopera non specializzata beduina. Anche il marocchino Elie Mouyal (1957) partì dagli ideali di Fathy. Sua è la città satellite di Ambar, che orbita su Marrakech, caratterizzata da scalinate basse, corridoi angolati, archi a tutto sesto e cortili pieni di luce naturale: gli elementi tipici delle aree urbane tradizionali della zona. Gli abitanti che arrivavano ad Ambar lasciando le loro case, ritrovavano un reticolo di memorie nelle strutture spaziali.


organizzazione: Mart