Vladimir Vysockij. Un genio senza regole

Convegno

Vladimir Vysockij. Un genio senza regole
poeta e attore, cantautore e ubriacone

Mercoledi 3 febbraio 2009, alle 17,30, a Trento, nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55) il Centro Studi sulla Storia dellEuropa Orientale organizza l’incontro-dibattito Vladimir Vysockij. Un genio senza regole. Intervengono Alessandro Curletto e Carlo Martinelli. Introduce Massimo Libardi.

“Sapete cosa diranno di Breznev tra cent’anni? Diranno:
- Breznev? Ah sì, quel mediocre politico dell’epoca di Vysockij…”
Questa battuta, che circolava negli anni Settanta in Unione Sovietica dà la misura della fenomenale popolarità di un genio poliedrico (ufficialmente “solo” un grande attore, in realtà uno straordinario poeta e cantautore) capace, a dispetto del sistematico boicottaggio dai mezzi di comunicazione sovietici, di entrare nel cuore di un intero popolo (dagli operai agli intellettuali, dai detenuti ai militari, dai minatori ai cacciatori di balene), persino in quello dei rappresentanti dell’apparato statale (dirigenti e funzionari del partito e del KGB) che per dovere d’ufficio non solo fingevano di ignorarlo, ma lo ostacolavano.
La sua voce potente e infiammata, incisa su nastri e cassette registrate con mezzi di fortuna, percorreva tutto l’immenso paese, poetizzando la vita di ogni giorno, le difficoltà tragicomiche, i piccoli eroismi misconosciuti, in uno spirito opposto a quello della propaganda del partito.
Il suo originale, inimitabile mondo poetico, a cui faceva da corollario un’esistenza burrascosa, così lontana dai canoni sovietici (una moglie francese, l’attrice Marina Vlady, la passione per le auto straniere, la guida spericolata, i frequenti viaggi all’estero), fecero sì che ancora in vita Vysockij, straordinario creatore di miti, generasse anche il mito di se stesso. Mito destinato a crescere a dismisura, raggiungendo livelli parossistici dopo la morte prematura (a soli 42 anni) nel 1980, e a sopravvivere tuttora, a decenni dalla sua scomparsa, accompagnato dal tardivo riconoscimento della “qualifica” di poeta da parte della cultura ufficiale e dall’utilizzo sistematico del suo patrimonio poetico da parte dell’industria dell’intrattenimento e dell’informazione (film, serial televisivi, telegiornali, cronache sportive, talk show, dibattiti politici ecc.). Gli echi della sua vita e delle sue opere risuonano anche in Italia, fino a valergli il Premio Tenco postumo nel 1993.

L’anima di una cattiva compagnia, scritto da Elena Buvina e Mario Alessandro Curletto, ripercorre le gesta epiche di Vladimir Vysockij, dai timidi inizi in teatro e nel cinema all’entrata ancora vivo nella leggenda, alla scomparsa prematura e a un funerale ormai comunemente definito in Russia come “il funerale di un’intera epoca”.

Elena Buvina insegna lingua e traduzione russa all'Università degli Studi di Genova. Mario Alessandro Curletto insegna letteratura e civiltà russe all’Università degli Studi di Pavia.

L’anima di una cattiva compagnia, di Elena Buvina e Mario Alessandro Curletto, è pubblicato da I libri di Emil (pp. 452, Euro 25,00