Vodka Lemon
Francia/Italia/Svizzera/Armenia, 2003
Titolo originale: Vodka Lemon
Genere: Drammatico
Durata: 88'
Regia: Hiner Saleem
Cast: Romik Avinian, Lala Sarkissian, Rosanna Vite Mesropian, Yvan Franek, Armen Maroutnian
Armenia post sovietica. Hamo, avvenente vedovo sessantenne, vive con il figlio alcolista e la bellissima figlia. Possiede una pensione militare di sette dollari, un vecchio armadio, una televisione russa rotta e la sua divisa. Mentre si trova al cimitero, sulla tomba della moglie, incontra Nina, una bella vedova cinquantenne...
Passato in sordina nelle sale, Vodka Lemon, vincitore della sezione "Controcorrente" all'ultima Mostra di Venezia, è un piccolo grande film. Il giovane regista, Hiner Saleem, riallacciandosi alle esperienze a lui "vicine" di Kusturica e Kaurismaki ci regala un film divertente, malinconico, a tratti commovente, pieno di suggestioni poetiche e pittoriche che fanno del Kurdistan un luogo sospeso tra la realtà e la favola. Sappiamo naturalmente che di Kurdistan ce ne sono tanti e che i curdi sono un popolo senza patria ormai da secoli e che, oggi come in passato, abitano una fetta d'Oriente che va dalla Turchia all'Iraq, dall'Iran alla Siria. Nessuno però, prima di questo film, aveva raccontato la vita di questa popolazione nell'Armenia d'inizio millennio, dopo la fine dell'Impero sovietico.
Protagonista della commedia è infatti Hamo, un anziano vedovo ex ufficiale dell'Armata Rossa che, ormai avanti negli anni, si ritrova, in tempi (prima impensabili) di capitalismo selvaggio, con la casa svuotata: gli unici averi di cui va orgoglioso sono la sua vecchia divisa, un televisore sovietico ed una pensione di sette dollari al mese. Hamo ha anche un figlio emigrato in Francia: ogni volta che spedisce una lettera tutta la famiglia (numerosa quanto riottosa) si raduna intorno a casa sua con la speranza che insieme alla missiva arrivino anche un po' di soldi, ma puntualmente questa speranza viene elusa. Alla fine invece sarà proprio lui, dall'opulento e ricco Occidente, a dover chiedere soldi al padre, già costretto, per tirare avanti, a vendere i mobili di casa. L'altra protagonista del film è Nina, vedova cinquantenne che gestisce un chiosco di liquori lungo una strada, sempre innevata, che non porta forse da nessuna parte. Anche lei ha una figlia, che suona il pianoforte, ma è costretta a prostituirsi per ottenere qualche soldo.
Quelle di Hamo e Nina sono storie di due personaggi che vivono nel nulla, con un passato triste, un presente catastrofico ed un futuro completamente assente. Vivono sulle loro spalle un cambiamento storico tremendamente più grande di loro. La vecchia Unione Sovietica è relegata alla dimensione del ricordo di un mondo lontano, in cui all'assenza di libertà si sopperiva conducendo una vita modesta, ma felice. Il passato, le tante vite e le tante storie in esso contenute sono solo tracce di un mondo lontano, irrimediabilmente perduto, i cui semplici modesti orpelli (la vecchia divisa, l'armadio delle nozze, il televisore) vanno messi in vendita in tanti squallidi mercatini improvvisati nelle fredde strade di questo Paese assente. Non c'è traccia qui, per nulla, dell'opulenza dell'Occidente democratico e capitalista. Tutt'altro. La miseria stringe queste tristi vite più del freddo pungente e tutto sembra essere senza via d'uscita: la vita, le persone, hanno valore solo se legate al giro di qualche dollaro, retaggi periferici e spettrali di un mondo che non arriverà mai.
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