Wunderkammer
Il 18 novembre verrà inaugurata a Trento la mostra Wunderkammer, organizzata dal gruppo di artisti trentini La Cerchia, negli spazi a piano terra di , sede della Cassa di Trento. La rassegna rientra tra le iniziative promosse dal Comune di Trento per i vent’anni del gemellaggio tra Trento e Praga1. In precedenza, dal 4 al 27 ottobre, è stata ospitata con successo a Praga presso la Galerie 1.
Il titolo nasce come ricerca di un punto di contatto, di un legame culturale, tra le due città. La Wunderkammer (Stanza delle Meraviglie) è uno spazio di una o più stanze volto a raccogliere e mostrare una serie eterogenea di oggetti capaci di suscitare meraviglia e di rappresentare la multiforme molteplicità del creato. Un tentativo di ricostruire l’universo in una stanza in una sorta di teatro del mondo. Una manifestazione di un collezionismo che si sviluppa soprattutto a partire dalla fine del ‘500 nelle principali corti d’Europa, ma anche presso studiosi ed eruditi.
Tra le Wunderkammer, quella di Rodolfo II (1552 –1612) a Praga è tra le più celebri. Ma ne troviamo un esempio anche a Trento, prima nella corte del principe vescovo Bernardo Clesio (1485 –1539), e poi nel suo successore, Cristoforo Madruzzo (1512 –1578). A proposito di quest’ultimo il segretario del Concilio Angelo Massarelli (1510-1566), scrive di un guardarobba d’anticaglie in Castelvecchio, situato in una stanzia bellissima in cima al castello, dove trovano spazio anche reperti archeologici e campioni di minerali rari, che il Madruzzo esibisce compiaciuto agli ospiti illustri.
La Cerchia ha lavorato con piacere su questi spunti ben consapevole che l’arte vive di uno sguardo strabico, che si volge spesso al passato per guardare avanti. Cosciente che tutto questo fa parte di una partita a dadi tra memoria e oblio, in cui ricordare tutto non è possibile né augurabile, ma dove alcuni momenti del passato recano in sé potenzialità’ ancora inespresse.
In questo senso, per il suo porsi in equilibrio precario tra caos e ordine, tra accumulazione compulsiva e bisogno enciclopedico di classificazione, la Wunderkammer è un dispositivo ancora attuale. Magari passando, come insegnano i surrealisti, attraverso un ribaltamento del canone verso il basso. Così che agli oggetti degni di meraviglia, esempi della forza creatrice della natura o dell’ingegno umano, possono sostituirsi oggetti di scarto, apparentemente banali, desueti. Frammenti stranianti che non cercano più di ricomporsi in una visione unitaria del mondo, ma che casomai agiscono per associazioni mentali casuali e involontarie. Partendo da queste premesse gli artisti del gruppo hanno, ciascuno con una cifra stilistica diversa, dato una loro personale interpretazione.
Nelle opere di Bruno Degasperi e Domenico Ferrari, il collezionare oggetti disparati tipico della Wunderkammer appare in tutta la sua evidenza. Serrature, conchiglie, fossili e oggetti d’arte in Degasperi, ricordi di viaggio in Ferrari. Ma la centralità dell’oggetto legato alla memoria o alla sua singolarità è evidente anche nel Teatrino di Adriano Fracalossi, così come nell’ Uovo Magico di Stefana Simeoni, e nella sequenza di bottiglie metafisiche di Roberto Piazza. In Elisabetta Doniselli un elegante manufatto in cristallo è accostato ad un melograno. Elemento di una possibile enciclopedia della natura in cui rientra anche la silhouette del Cervo nel Bosco di Roberto Segati. Ilario Tomasi propone un anello artisticamente lavorato. Un manufatto prezioso cui fa da contrappunto un disegno del medesimo di Paolo Dalponte, che propone anche una rappresentazione di una antica pergamena con sigillo che diviene, tra passato e presente, scheda perforata. Delle Wunderkammer fanno parte a pieno titolo anche le vedute di città. Così Luisa Bifulco ne propone una sequenza di opere in dove immagini di Trento e Praga stanno fianco a fianco. L’accostamento delle due città ritorna anche nelle Due Torri di Silvio Magnini. I palazzi affrescati di Trento, urbs picta, sono invece protagonisti in Giorgio Tomasi, con citazioni dagli affreschi di Casa Cazuffi, e in Carla Caldonazzi, dove troviamo una immagine, che pare emergere dal ricordo, della facciata di Palazzo Quetta Alberti Colico. Infine. nella Meraviglia di Elisa Zeni, appare in tutta la sua eloquenza la bizzarria tipica della Wunderkammer, con una rinascimentale pianta di Trento, dove al posto della città abitata è collocato un mascherone, citazione a sua volta delle chiavi di volta dei portoni di Trento.
La rassegna resterà aperta fino al 31 gennaio 2023 ed è corredata di catalogo con immagini delle opere e testi critici di Elisabetta Doniselli e Adriano Fracalossi.