#laquarantenadellecose Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina per #IORESTOACASA
Noi siamo in quarantena già da due settimane, ma quante delle nostre cose lo sono da quaranta o cinquant’anni, relegate nelle nostre cantine o nelle nostre soffitte?
E quante storie ci possono raccontare queste cose dimenticate, dopo tanti anni? E quanti di noi, approfittando di queste strane giornate di riposo forzato per fare ordine in casa, si ritrovano tra le mani questi piccoli tesori? Non sarà forse questo il momento giusto per riscoprirli?
A giorni alterni, sulle sue pagine Instagram e Facebook , il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina propone un oggetto delle sue collezioni, raccontandone uso, funzione, particolarità e prima di tutto il nome, anzi i nomi (al plurale), o meglio alcuni dei suoi nomi, nei tanti e tanti dialetti del nostro Trentino.
A questo punto, il popolo dei social ha un compito: quello di riconoscere – quando possibile – l’oggetto tra quelli di casa, inviando una foto, e scrivendo una piccola storia di ricordi e di curiosità, e naturalmente indicando il nome giusto dell’oggetto nel proprio dialetto. Oppure può fare dei post sui propri profili riscoprendo altri oggetti, usando l’hashtag #laquarantenadellecose
Perché questi ricordi, alla fine, sono vera cultura.
C’è poi una mostra da raccontare sui social network: “Dal cassettone della bisnonna. Tessuti e indumenti della collezione AIFo al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina“. Sono i capi di biancheria, impreziositi da ricami, bordure e pizzi che i volontari dell’Associazione Italiana Amici Raul Follerau (AIFo) hanno raccolto nel loro lavoro trentennale in aiuto dei malati di lebbra. Una collezione di 299 pezzi che parlano della vita intima di casa, di affetti lontani e di viva solidarietà.
Ma ci sono anche altre risorse che il Museo rende accessibili durante la settimana: l’APTO, Archivio Provinciale della Tradizione Orale, con 1400 documenti musicali della tradizione trentina debitamente schedati e catalogati, una manna per maestri di coro e di banda che vogliano attingere al nostro repertorio tradizionale. Anche l’archivio delle Scritte dei pastori della valle di Fiemme svela alcune delle sue curiosità sui social: un repertorio di quasi cinquantamila graffiti impressi con l’ocra rossa sulle alte falesie del versante settentrionale della valle, che si rivelano come lungo blog del ceto pastorale valligiano. Non mancano inoltre idee e materiali per maestri ed educatori, con un post alla settimana dedicato al vasto repertorio di conoscenze e laboratori dei Servizi educativi del Museo.
Perché #laculturanonsiferma anche se #iorestoacasa