Luna Celeste: Emilio Giossi incontra Martha Canfield
Lettura e presentazione del libro di poesia
Tre sono i passi salienti di questo libro.
Il primo si caratterizza per una specie di fusione sintattica, stretta nel giro di un distico: “Occhio verde / nave persa in fondo all’occhio”.
Il secondo è dedicata a un occhio che si affida alle “acque del Lete”, alludendo così ai profondi legami tra visione e dimenticanza (si pensi al bel libro di Harald Weinrich, Lete. Arte e critica dell’oblio).
Il terzo, infine, rappresenta il culmine di questa autentica ossessione, al contempo figurale e cognitiva. Si tratta della stanza con cui si apre "Nella luce":
Nel loro infinito movimento spesso impercettibile
le cose stanno ferme
nel centro dell’occhio.
E l’orizzonte diventa illimitato. Allora bevono luce
forme di luce fasci
gli occhi luminosi.
E qui, con un rinvio alle antiche teorie medievali sulla visione "attiva", scopriamo che la sede dello sguardo, deputata a raccogliere la luce, diventa ora essa stessa sorgente di luce, in base a quel concetto di reversibilità tra oggetto guardato e soggetto guardante che ritroveremo in Merleau-Ponty e Lacan. Insomma, per tornare all’inizio del nostro discorso, non può certo stupire che, di fronte a quest’opera scritta, un artista abbia voluto rispondere con un'opera picta.
ingresso libero
In occasione della mostra "Mano celeste" di Giossi
organizzazione: Biblioteca civica "G. Tartarotti" di Rovereto