Il Governatorato civile e la conservazione dell’ordinamento autonomo

05/09/2014 Administrator User
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Il Governatorato civile e la conservazione dell’ordinamento autonomo
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A fine luglio 1919 cessava il Governatorato militare che aveva avviato il Trentino alla normalizzazione, sostituito da un Governatorato civile assunto il 4 agosto dall'on. Luigi Credaro destinato ad agire in un contesto difficile. Forti preoccupazioni destavano i tempi lunghi interposti al definitivo assetto istituzionale. Il 10 settembre veniva firmato il trattato di pace di Saint Germain, ma la sua ratifica da parte del Parlamento italiano conosceva ritardi, procrastinando la legge d'annessione ed impedendo le consultazioni amministrative e politiche che avrebbero normalizzato la vita dei comuni e permesso ai rappresentanti del paese l'entrata alla Camera dei deputati. La legge d'annessione, in applicazione del trattato di pace, veniva promulgata solo il 26 settembre 1920.
Nel periodo del Commissariato civile le forze politiche del Trentino, già attive nell'immediato dopoguerra, definirono la loro organizzazione. I socialisti, favorevoli al massimalismo, nel luglio 1919 erano confluiti nel Partito socialista italiano mentre il dissidente gruppo "battistiano" nell'ottobre 1920 aderiva al socialismo riformista; un'altra scissione avveniva dopo il congresso di Livorno del 1921 che dava origine, anche in Trentino, al Partito comunista. Il Partito popolare, attivissimo fin dal primo dopoguerra nella ripresa del movimento associazionistico e cooperativistico, si ricostituì nell'ottobre 1919. I liberali davano vita alla Associazione liberale democratica trentina nell'ottobre 1920 ed entravano nel partito nazionale all'atto della sua costituzione nell'ottobre 1922.
In previsione della sistemazione definitiva del paese, tutti i partiti concordavano sulla necessità di mantenere in vita l'impianto autonomistico provinciale, dotato di facoltà e competenze simili a quelle della cessata Dieta tirolese, e quello comunale, compresi gli statuti propri per le città maggiori. Le diversità riguardavano il quadro territoriale dell'autonomia che i liberali avrebbero preferito regionale, i socialisti attribuito a ciascuna delle due province, il Trentino e l'Alto Adige, ed i popolari alla regione articolata in due province, anch'esse autonome.
Il fatto che il passaggio all'Italia non avesse cancellato la richiesta dell'autogoverno indicava come, per i trentini, l'autonomia non rivestiva solo un significato di tutela nazionale ma corrispondeva ad un modello di stato decentrato opposto al livellamento del centralismo italiano. Il carattere di difesa etnica era invece essenziale per il gruppo sudtirolese, ridotto a minoranza in uno stato di altra nazionalità, come appariva dal progetto d'autonomia del Deutscher Verband presentato a Nitti nel marzo 1920. Assicurazioni sul futuro autonomistico del paese erano state date dal sovrano, dal governo Nitti, da quello retto da Giolitti e la stessa legge d'annessione prevedeva il coordinamento delle leggi del regno con le autonomie provinciali e comunali dei territori annessi. Le consultazioni politiche del maggio 1921 attraverso l'elezione, per la circoscrizione del Trentino, di cinque popolari e due socialisti, permisero di sollevare alla Camera tutti i problemi della provincia da parte dei diretti interessati. Spettò ad Alcide Degasperi, nel discorso tenuto il 24 giugno, illustrare il progetto autonomistico legittimato dalla tradizione storica e dalla speranza di comporre il conflitto tra le nazionalità che per la prima volta si presentava ai confini dell'Italia.
Le lentezze e le resistenze della capitale, dovute anche al mutato clima politico, erano destinate a incidere sulla rapida soluzione dell'assetto istituzionale del Trentino. La costituzione della Giunta provinciale straordinaria, decisa nell'agosto 1921, avveniva solo nel novembre con componenti di nomina governativa anziché eletti; le Commissioni consultive centrale e regionale, investite di poteri costituenti e previste fin dal 1919, prendevano vita nel settembre 1921. La Commissione per la Venezia Tridentina (denominazione infelice data alla regione, contestata anche dagli intellettuali irredentisti) nell'aprile 1922 approvava un ordine del giorno che sollecitava l'Ufficio centrale per le nuove province ad elaborare un abbozzo di statuto per coordinare l'autonomia provinciale e comunale alle leggi del regno; ma questo avveniva in concomitanza con l'agonia dello stato liberale.
Il commissario Credaro, liberale e laico, ammiratore della cultura tedesca, neutralista allo scoppio della guerra, uomo dotato di moderazione e di equilibrio, si trovò al centro di accuse rivolte da tutti i settori. I cattolici lo avversavano, almeno all'inizio, per il suo laicismo, i liberali per il rispetto verso la chiesa, i nazionalisti per la disponibilità nei confronti dei tedeschi ed il presunto tradimento dell'italianità, la minoranza sudtirolese per i provvedimenti ritenuti lesivi dei loro diritti specie in campo scolastico. In realtà Credaro si sforzò costantemente di capire le ragioni di ognuno, di mediare le posizioni estreme e di mantenere un ordine politico – amministrativo nel quale la legge potesse garantire e tutelare sia i singoli che le comunità. Venne continuata e potenziata l'opera di ricostruzione, attraverso la sezione lavori pubblici del Commissariato, con interventi considerevoli sorretti da massicci finanziamenti che ebbero effetti positivi per la ripresa del paese dove, però, serpeggiava il malcontento per il ritardato pagamento dei danni di guerra.
Le speranze dei trentini all'atto dell'annessione all'Italia erano destinate a spegnersi con il crollo del regime politico del regno. La crisi del ministero Bonomi (febbraio 1922), la costituzione del primo (febbraio) e del secondo governo Facta (agosto), l'avanzata del fascismo con i suoi miti nazionalisti e dello stato accentratore, non solo portavano alla frantumazione delle forze politiche italiane tradizionali con il conseguente vuoto di potere, ma cancellavano anche ogni apertura verso l'autonomia identificata con lo strumento di difesa della libertà. La distruzione dello stato liberale ad opera dei fascisti ebbe inizio, non a caso, con l'azione su Bolzano e Trento compiuta nei giorni 1- 4 ottobre 1922, l'occupazione della Giunta provinciale straordinaria e la cacciata del governatore Credaro. Il 17 ottobre l'amministrazione della provincia era affidata ad un prefetto mentre veniva messo in liquidazione l'Ufficio centrale per le nuove province.
Poco dopo l'assunzione di Mussolini a capo del governo, il 14 novembre, si tenne a Trento l'adunanza dei sindaci e dei comuni per reclamare, di fronte a un folto pubblico, la conservazione dell'ordinamento decentrato: una manifestazione ormai resa inutile, ma di grande significato per capire il successivo atteggiamento dei trentini di fronte al fascismo.

Da
4/08/1919
A
14/11/1922
Personaggi
Credaro Luigi , Degasperi Alcide , Nitti Saverio , Giolitti Giovanni , Mussolini Benito
Codice
48738
codici_personaggi_as_text
50412-50413-50466-50685-50686
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