Il dopoguerra, la scuola dell’obbligo, l’università, la contestazione del ’68

05/09/2014 Administrator User
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Il dopoguerra, la scuola dell’obbligo, l’università, la contestazione del ’68
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Riuniamo in pochi concetti quel periodo che, con il ritorno alla pace e agli studi meno precari, avrebbe dovuto preludere ad un cambiamento radicale e ad una stabilizzazione degli studi. La realtà si è rivelata più laboriosa e instabile delle previsioni.
Nel primo anno di ripresa totale della scuola, il 1946, l'ambiente era molto composito. Primo provveditore agli studi fu Giovanni Gozzer, già docente di italiano e latino al "Prati" e vice sovrintendente dei Centri scolastici nel periodo 1943-45. Pochi tra i vecchi docenti delle varie scuole del Trentino erano ancora in servizio, molti tra i giovani rientravano dai campi di concentramento e di prigionia. Ritrovarsi, riannodare un dialogo interrotto, spesso dover affrontare un dialogo del tutto nuovo, fu difficile, anche imbarazzante. Molti credevano di avere rivendicazioni o giustificazioni da accampare, le tensioni ideologiche laceravano gli animi, i dissidi si componevano con difficoltà, le diverse posizioni di pensiero pesavano sulla serenità del lavoro scolastico. Se fu difficile per gli adulti, carichi di sofferenze e di inquietudini, lo fu altrettanto per i giovani, per gli studenti, portati spesso a credere di poter risolvere con un tratto di penna ogni legame con la tradizione e il passato. Seguirono anni carichi di tensione, di allettanti proposte, contraddittorie, teoricamente splendide, praticamente irrealizzabili, presto sommerse da altre proposte altrettanto evanescenti. Comunque in quegli anni, dopo l'entrata in vigore della Costituzione italiana, si riprese il problema del rinnovamento della scuola. Nel 1950 sorsero i Centri Didattici Nazionali col compito di aggiornare i docenti per prepararli ai nuovi metodi e il 13 giugno 1951 fu presentato alla camera dall'onorevole Gonella il primo disegno di legge con il titolo Norme generali per l'istruzione, ma non fu approvato dal parlamento per la fine anticipata della legislatura. La stessa sorte si verificherà per i numerosi altri disegni di legge di riforma, ad eccezione di una sola novità, la legge n.1859, per la costituzione della scuola dell'obbligo, articolata in cinque anni di scuola elementare e tre di scuola media, dalla quale l'insegnamento del latino era stato eliminato e l'accesso agli studi superiori era aperto per tutti gli ordini di scuole.
Nel frattempo, nel novembre 1962, una nuova dimensione culturale, dopo secoli di ripensamenti e contrasti, trovava finalmente attuazione nel Trentino con il libero Istituto di Scienze Sociali a carattere universitario, una facoltà del tutto nuova, voluta da alcuni politici illuminati e preceduta dalla fondazione dell'Istituto Trentino di Cultura, per garantire alla facoltà e alle altre emanazioni culturali vita autonoma, protetta dalle elargizioni provinciali. Le prospettive di lavoro per i diplomati della nuova facoltà non erano ben definite, ma l'originalità consisteva nell'essere la prima in Italia che richiedeva per l'iscrizione un diploma di maturità da una qualsiasi scuola secondaria superiore. Da allora le facoltà si sono moltiplicate, sia quelle a carattere scientifico, sia quelle a carattere umanistico.
L'anno 1965 fu molto importante per la scuola italiana e trentina; si era completato il primo triennio della scuola media dell'obbligo e, come era prevedibile, si registrò una massiccia iscrizione agli istituti superiori degli studenti che avevano assolto all'obbligo scolastico. L'esplosione scolastica si scontrò spesso con la preparazione talvolta inadeguata al cambiamento di alcuni docenti. I più si arroccarono su posizioni di rifiuto a riconoscere nuove necessità nei giovani e la opportunità di mettere in atto una più individualizzata didattica, adatta alla etereogeneità delle preparazioni dei giovani che si accostavano a studi complessi per la prima volta. L'impatto fu deludente per molti giovani: i risultati degli scrutini produssero quel malcontento che non attese molto ad incanalarsi in forme di ribellione organizzata. Non fu certo la causa scatenante del malcontento giovanile, ma fu sicuramente una delle cause che sottolineò la distanza di vedute tra le esigenze immediate degli studenti e la inadeguatezza delle strutture. Il volume che meglio esprime il disagio di quel momento è Lettera ad una professoressa di don L. Milani. Sulle conseguenze che portarono agli anni roventi della contestazione si è accennato anche nel precedente capitolo. Rimane il fatto che per il resto del secolo ventesimo la scuola non ha trovato soluzione in una riforma globale sempre discussa e mai approvata. Si è cercato con sperimentazioni e ammodernamenti ai programmi, voluti e proposti dai collegi docenti, di rompere l'immobilismo del ministero della pubblica istruzione. Ma il quadro generale della scuola italiana non ha ancora raggiunto serenità e coerenza.
Per il Trentino il passaggio di competenze sulla scuola alla Provincia, avvenuto in modo definitivo nel 1997, assieme alla nuova legge sull'autonomia delle istituzioni scolastiche, che entrerà in vigore il 1º settembre 2000, potrebbe essere un positivo ritorno alla concretezza del fare e del progettare come è stato sempre nel carattere dei trentini.
Anche la cultura nella seconda metà del secolo ventesimo non poteva non risentire della varietà di un periodo così denso di contraddizioni. Abbiamo assistito in questo cinquantennio ad una produzione libraria molto fertile e molto varia, sia per contenuti sia per molteplicità di approccio ai problemi. Abbiamo anche constatato che perdura e si diffonde l'abitudine a ritrovarsi in associazioni culturali per esprimere riviste nelle quali si raccolgono i contributi culturali dei soci e dei simpatizzanti. Non c'è vallata del Trentino che non benefici di una associazione culturale, ove persone di interessi e sensibilità culturali diverse affrontano indagini storico-linguistico-etnologico-geografiche, ecc. La musica, il teatro, l'arte e la rivalutazione del territorio hanno trovato convinti seguaci. Le consistenze economiche degli assessorati provinciali possono fornire adeguati sostegni: con la scientificità degli interventi delle varie facoltà universitarie che si auspica diventino sempre più integrate con il tessuto sociale del Trentino, ci sono le premesse per fare della nostra provincia una terra privilegiata per strutture e per possibilità di liberamente esprimere cultura: la speranza e l'augurio è che i giovani sappiano approfittarne al meglio!

Da
1946
A
2000
Personaggi
Gozzer Giovanni
Codice
48841
codici_personaggi_as_text
50712
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Gozzer Giovanni Personaggio Attributo ( Personaggi )
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