Latteggiamento della popolazione ed il controllo politico
05/09/2014
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- Argomento
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Latteggiamento della popolazione ed il controllo politico
- Testo
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Il passaggio del Trentino sotto la sovranità austriaca non diede luogo ad espressioni di malcontento o disagio. La popolazione assommante all'incirca, nel 1815, a 260.000 abitanti e che con un incremento medio annuo del 6 raggiungerà la cifra di 341.000 unità al censimento del 1869, dopo un ventennio contrassegnato da cambiamenti di regime, occupazioni militari e tassazioni, aspirava solo alla pace ed al rientro nella normalità della vita. La sudditanza ad una dinastia tedesca non era sentita come lesiva dell'indubbia italianità del paese, né rientrava nei programmi austriaci la snazionalizzazione del Trentino; l'insegnamento scolastico e la predicazione del clero si svolgevano in italiano come italiana rimaneva la lingua usata negli uffici, fatta salva la scarsa padronanza linguistica di qualche funzionario governativo.
Il potere centrale che orchestrava la politica dell'impero aveva di mira gli obiettivi dell'ordine e della stabilità, come accadeva in tutti gli stati europei dove vigeva il sistema della restaurazione, presupposti indispensabili, in base alla teoria del cancelliere austriaco Metternich, per prevenire i moti rivoluzionari. Il controllo politico e di polizia era assiduo, ma formalmente corretto e senza prevaricazioni. Grande attenzione era riservata al settore della produzione a stampa e severi controlli venivano effettuati sull'importazione di pubblicazioni nel timore che si diffondessero le idee contrarie ai principi della conservazione.
Sottoposti a vigilanza erano i trentini sospettati di idee liberali, soprattutto in occasione della rivolta napoletana del 1820, di quella piemontese del 1821 e dell'insurrezione nell'Italia centrale del 1831. Nel 1833 si sparse il timore di infiltrazioni della Giovine Italia nell'intero Tirolo, ma in realtà il pericolo rivoluzionario di stampo mazziniano doveva dimostrarsi inconsistente, tanto da sospendere le misure di polizia prese nei confronti dei maggiori indiziati, il conte Sigismondo Manci ed il conte Matteo Thun. Il provvedimento dell'autorità politica che impose ad Antonio Rosmini di sciogliere nel 1835 la comunità di Trento dell'Istituto della carità, un atto destinato a suscitare stupore e dissensi, non era ascrivibile a motivi d'ordine nazionale, ma alle leggi vigenti che impedivano alle istituzioni religiose di avere i superiori dell'ordine fuori dall'Austria.
Nel paese la massa della popolazione si manteneva tranquilla, dimostrava fedeltà e ossequio ai rappresentanti del potere ed il clero contribuiva a legittimare l'ordine fondato sul principio d'autorità. Nemmeno le espressioni degli uomini di cultura, quando accennavano ai valori della nazione, potevano essere interpretare in senso irredentistico, perché non esisteva ancora uno stato italiano nel quale, eventualmente, confluire.
- Da
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1815
- A
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1835
- Personaggi
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Manci Sigismondo , Rosmini Antonio , Thunn Matteo
- Codice
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48663
- codici_personaggi_as_text
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50463-50481-50494
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Classe |
Tipo di relazione |
Manci Sigismondo |
Personaggio |
Attributo ( Personaggi )
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Rosmini Antonio |
Personaggio |
Attributo ( Personaggi )
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Thunn Matteo |
Personaggio |
Attributo ( Personaggi )
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