In Val di Non è particolarmente evidente il tranquillo assorbimento della cultura romana da parte della popolazione locale, ma anche l'acquisizione da parte dei nuovi arrivati di usi e costumi autoctoni.
Ad esempio le tecniche di costruzione adottate comunemente dai Reti che prevedevano l'uso di sassi privi di qualsiasi legante (muri a secco), vennero solo in parte modificate dai Romani, con l'introduzione della malta, come si può notare a Sanzeno, un sito già abitato durante la seconda età del Ferro. Questa sostanziale continuità insediativa è individuabile in molti altri siti di questa valle, come a Mechel, un luogo di culto (già citato per l'età del Ferro), in cui accanto a laminette incise, ex voto retici, sono stati trovati vari oggetti romani riferibili alla sfera religiosa, e a Cles. Qui in particolare, nel 1869, è stato trovato un reperto di notevole interesse. Si tratta della Tavola Clesiana, una lastra di bronzo, proveniente dalla località Campi Neri. Su di essa si legge che l'imperatore Claudio, nel 46 d.C., concesse la cittadinanza romana agli Anauni, i Sinduni e i Tuliassi, popolazioni stanziate in Val di Non e nelle zone limitrofe. È singolare il fatto che fino a quel momento quelle popolazioni si erano comportate come cittadini romani pur non avendone il diritto, al punto tale da far parte delle coorti pretorie. Sulla tavola infatti si legge: Quod beneficium is ita tribuo, ut quaecumque tanquam/ cives Romani gesserunt egeruntque aut inter se aut cum/ Tridentinis alisve, ratam esse iubeat nominaque ea, / quae habuerunt antea tanquam cives Romani, ita habere is permittam ["E questo beneficio io lo accordo in maniera tale ad essi, che quanto trattarono o fecero come cittadini romani o fra di loro o con i Tridentini o con altri, ordino che sia riconosciuto come legale e permetto di tenere quei nomi che prima ebbero come (fossero) cittadini romani"].
Nella stessa località sono state raccolte alcune iscrizioni dedicate a Saturno, divinità romana legata all'attività agricola, nella quale forse si nascondeva una divinità indigena.
Interessanti rinvenimenti sono stati fatti anche nel paese di Cloz, dove è stata riportata alla luce una necropoli del III-IV sec.d.C., costituita da undici sepolture, basate quasi esclusivamente sul rito dell'inumazione e raccolte in nuclei familiari.