Tracce analoghe sono state rinvenute recentemente anche nella valle dell'Adige. A Mezzocorona, infatti, è stata riportata alla luce una strada, sempre in ghiaia pressata, vicina ad un cortile e ai resti di una fattoria costituita da due edifici, di cui uno usato per le attività produttive (magazzino, stalla, fienile) e l'altro come abitazione.
Le strade, in epoca romana, tranne quelle che servivano a collegare tra loro piccoli villaggi o semplici gruppi di fattorie, erano dotate di infrastrutture complesse. Vi erano mutationes, cioè stazioni per il cambio dei cavalli, e mansiones, cioè luoghi in cui il viandante poteva fermarsi per riposare, con scuderie, granai, alloggi per il personale di servizio. Il tracciato di queste strade, che facevano parte di un'ampia rete realizzata per collegare i principali centri dello Stato, è conosciuto attraverso l'Itinerarium Antonini (un intinerario scritto nel III sec.d.C.), la Tabula Peutingeriana (una vera e propria carta stradale, risalente al IV sec.d.C.) e i miliari.
I miliari sono blocchi di pietra, alti circa tre metri, di cui quasi 80 centimetri infissi nel terreno ai lati delle strade, sui quali veniva scolpita la loro distanza dal punto di inizio della via o dalla città più vicina. Erano posti regolarmente a circa un miglio (1480 metri) l'uno dall'altro. Stando così le cose il numero dei miliari doveva essere elevato; ne sono stati trovati però pochi, o perché andati persi o perché spostati e riutilizzati nelle epoche successive per svolgere altre funzioni. Nella chiesa di S. Pietro in Bosco, nei pressi di Ala, ad esempio, è stato trovato un miliare utilizzato come base dell'altare.
In Valsugana, a Tenna, un altro è stato usato per un lungo periodo, come pilastro per la ringhiera di un aiuola.
Lo spostamento di questi blocchi di pietra dal sito originario crea grossi problemi agli studiosi che cercano di capire quale fosse il tracciato della strada che dalla Valle Padana attraversava la valle dell'Adige, per poi proseguire al di là delle Alpi e di quella che collegava Altino, attraverso la Valsugana ad Augsburg (la cosiddetta via Claudia Augusta, la quale, secondo alcuni studiosi, è stata successivamente inglobata nella via Opitergium-Tridentum).
Il dibattito sulle due vie è stato ampio e condotto con alterne interpretazioni nel corso degli anni ed è attualmente ancora aperto a varie ipotesi.