La cultura trentina nell'età del fascismo

05/09/2014 Administrator User
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La cultura trentina nell'età del fascismo
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La cultura trentina, durante il ventennio, non rimase insensibile ai miti patriottici e nazionalisti abilmente sfruttati dal regime in un paese che aveva visto molti intellettuali battersi per il congiungimento della provincia all'Italia. Tuttavia le maggiori istituzioni culturali seppero esprimere una produzione scientifica autonoma e di notevole valore, non per merito, ma "nonostante" il fascismo. Perfino la Legione Trentina, tutt'altro che avversa al regime, conservò sempre alla sua rivista, "Il Trentino", il tono di una dignitosa pubblicazione divulgativa con pregevoli articoli, specie nel campo dell'arte. Influì molto sulla produzione culturale il fatto che gl'intellettuali appartenevano ad una generazione formatasi alla scuola severa dell'anteguerra che non intendeva dimettere i tradizionali percorsi di ricerca e di metodo.
È certo che, per assicurarsi la sopravvivenza e qualche appoggio economico, non potevano mancare gli atti di deferenza al fascismo in occasione di pubbliche manifestazioni, ma poi, nel mondo degli studi, le uniche ragioni valide per il sapere restavano quelle della correttezza scientifica. Questo si verificò per la Società di Studi Trentini che, quasi chiusa in un Aventino culturale, puntò solo sulla ricerca, con compiacenze per l'erudizione, mantenendo vivo il gusto della produzione storica separata dalle ideologie di moda, ed affidando i risultati scientifici alla propria rivista, alla pubblicazione di raccolte di fonti e alle monografie.
L'Accademia roveretana degli Agiati, forse perché attiva in più settori e non limitata all'asettica erudizione storica, fu pesantemente condizionata nella vita associativa. Controllata dal ministero dell'educazione attraverso il prefetto, venne costretta a mutare lo statuto, a ritmare gli anni accademici sul calendario fascista e perfino, con il 1938, a rendere conto dell'appartenenza razziale dei soci e ad espellere gli ebrei. Gli studi, le memorie e le informazioni bibliografiche apparsi sugli "Atti" accademici mantennero comunque fede alle solide tradizioni culturali dell'istituzione.
La Società del Museo del Risorgimento, vicina alla Legione Trentina e particolarmente sensibile agli ideali del combattentismo, si ritenne votata alla religione della patria, ma non alla retorica fascista che manipolava le memorie storiche e le figure esemplari del passato trentino. Essa continuò la raccolta dei materiali ostensivi, ma s'impegnò anche nella pubblicazione di studi affidati a persone di comprovate capacità. Il fatto che i medesimi studiosi fossero, contemporaneamente, soci di Studi Trentini, dell'Accademia degli Agiati e del Museo del Risorgimento, portava ad una fruttuosa collaborazione ed all'omogeneità della produzione, costantemente di buona qualità scientifica.
Un notevole dinamismo presentò il Museo civico di storia naturale, diventato regionale nel 1929. Oltre ad aumentare in modo consistente le sue collezioni, esso avviò una sostenuta opera di ricerche e di pubblicazioni e mise in atto iniziative allora all'avanguardia per la protezione della fauna e della flora. Nel 1932 il Museo cadde sotto il controllo diretto dell'autorità fascista, ma questo, soprattutto per la disponibilità umana dei singoli dirigenti, non compromise lo sviluppo dell'istituzione favorita, anzi, dai contributi governativi. Per tutte le associazioni culturali del Trentino il convegno della Società italiana per il progresso delle scienze del settembre 1930, propaganda del regime a parte, rappresentò un'importante occasione che mise in luce, attraverso tutta una serie di interventi e di pubblicazioni, l'impegno scientifico e la serietà degli studiosi della provincia.

Da
1923
A
1940
Codice
48753
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