La posizione della Chiesa trentina

05/09/2014 Administrator User
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La posizione della Chiesa trentina
Testo

Nella questione dell'autonomia regionale, alla metà degli anni Sessanta, un elemento di dinamismo venne portato dalla Chiesa trentina. L'arcivescovo Carlo de' Ferrari negli anni della crisi della Regione non aveva assunto posizioni ufficiali, mentre per cercare una mediazione fra trentini e sudtirolesi erano intervenuti altri esponenti del mondo cattolico trentino, come ad esempio don Giulio Delugan, direttore del settimanale diocesano "Vita trentina", o Luigi Menapace, primo presidente del Consiglio regionale, e qualche altro rappresentante della Democrazia Cristiana trentina, più disponibile al dialogo con i sudtirolesi per cercare di uscire dall'impasse istituzionale e per evitare un ulteriore inasprimento del clima di convivenza.
Quando l'arcivescovo de' Ferrari si ammalò gravemente, tanto da essere impedito nella guida della diocesi (morirà nel dicembre 1962), nel febbraio 1961 da Roma venne nominato amministratore apostolico di Trento il vescovo di Bressanone Joseph Gargitter, che già qualche anno prima era intervenuto in maniera molto equilibrata sia per deplorare gli attentati terroristici, sia per appoggiare le rivendicazioni dei sudtirolesi nella difesa della propria identità. A Trento la nomina di Gargitter, tuttavia, venne accolta con molto stupore. Tra i politici locali la si riteneva una mossa che avrebbe danneggiato i trentini; negli ambienti più riservati della Curia trentina si temeva che il vescovo di Bressanone ambisse anche alla cattedra di S. Vigilio, mentre invece si sperava nella nomina di un vescovo locale (assai benvoluto era il vescovo ausiliare Oreste Rauzi).
Ma Gargitter non pensava a questo. Il suo obiettivo era quello di ridefinire i confini della diocesi altoatesina, visto che la diocesi trentina comprendeva anche parte dell'Alto Adige, cioè tutta la zona mistilingue, Bolzano e una parte della Val Venosta. La questione dei decanati tedeschi appartenenti alla diocesi di Trento era stata sollevata ancora nel 1920 dal vescovo trentino Celestino Endrici, che aveva suggerito alle autorità italiane di aggregare quei decanati alla diocesi di Bressanone, suscitando le ire dei nazionalisti trentini. Nel breve periodo del suo mandato, anche Gargitter fece pressione sul patriarca di Venezia e sulle autorità romane perché fosse creata una diocesi altoatesina omogenea, ridisegnando i confini delle due diocesi.
Il 12 maggio 1963 fece il suo solenne ingresso nella diocesi di Trento il vescovo Alessandro Maria Gottardi, proveniente da Venezia, ma di origini trentine. Il nuovo vescovo all'inizio, malgrado i frequenti scambi di opinione con il presule di Bressanone, non pensava ancora al cambiamento dei confini della diocesi; anzi si riteneva a tutti gli effetti vescovo anche di Bolzano, dove si recava ogni settimana per incontrare sacerdoti e fedeli, con i quali si intendeva attraverso "il linguaggio dell'amore" più che parlando in tedesco, non essendo egli bilingue. Questo fatto creava malumori e preoccupazioni tra i cattolici di lingua tedesca dell'Alto Adige. Gargitter, da parte sua, continuò a sostenere nelle sedi competenti il progetto di rivedere i confini delle due diocesi, trovando però ostilità ed ostacoli sia a Trento che a Roma, dove addirittura ad un certo momento si pensò di creare una diocesi di Bolzano, che avrebbe sostituito o affiancato quella di Bressanone, cancellando in questo modo secoli di storia.
Dopo mesi di febbrili e concitate trattative, il 6 agosto 1964 due bolle pontificie stabilivano la nascita della diocesi di Bolzano-Bressanone, alla quale venivano aggregati i territori abitati da popolazioni mistilingui prima appartenenti alla diocesi tridentina. Il provvedimento suscitò qualche sorpresa e malumori diffusi in vari ambienti: a Trento venne ritenuto come un cedimento ai sudtirolesi, mentre altri, con un po' di romanticismo, rimpiangevano i tempi in cui presso il seminario teologico di Trento venivano a studiare i chierici di Bressanone, favorendo perciò il dialogo e una certa apertura di orizzonti; a Bressanone invece si guardava con preoccupazione allo spostamento della sede episcopale a Bolzano, mentre altre perplessità erano dovute alla "retrocessione" di Bressanone come sede suffraganea di Trento, e al distacco dei territori ladini di Cortina e di Livinallongo dalla diocesi sudtirolese.
A parte il modo non sempre lineare con cui era stata portata avanti la vicenda e le ferite procurate, che rimarranno aperte per qualche tempo, i decreti del 1964 sulla ridefinizione dei confini delle due diocesi assunsero ben presto anche un significato politico molto importante, come modello di riferimento per riportare la pace tra i due gruppi linguistici. In effetti facendo coincidere i confini delle due diocesi con quelli linguistici della popolazione, la Chiesa intendeva offrire un suggerimento da tradurre anche sul piano politico ed amministrativo, come poi sarebbe avvenuto di lì a breve con il Pacchetto.

Da
1961
A
1964
Personaggi
Celestino Endrici , Delugan Giulio , Carlo De Ferrari , Menapace Luigi , Alessandro Maria Gottardi
Codice
48777
codici_personaggi_as_text
50417-50700-50701-50718-50732-50733
Oggetti correlati (5) Classe Tipo di relazione
Alessandro Maria Gottardi Personaggio Attributo ( Personaggi )
Carlo De Ferrari Personaggio Attributo ( Personaggi )
Celestino Endrici Personaggio Attributo ( Personaggi )
Delugan Giulio Personaggio Attributo ( Personaggi )
Menapace Luigi Personaggio Attributo ( Personaggi )
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