La ripresa della vita politica e le istanze autonomistiche

05/09/2014 Administrator User
Argomento
La ripresa della vita politica e le istanze autonomistiche
Testo

Finite le ostilità, il CLN provinciale presieduto da Giovanni Gozzer si assunse, come in tutte le province italiane liberate, il compito di dare una prima intelaiatura politico - amministrativa al paese: la carica di prefetto venne assegnata al comunista Giuseppe Ottolini, questore divenne Ivo Perini del Partito d'azione, a capo della Deputazione provinciale fu collocato il democristiano Pietro Romani, a sindaco di Trento venne chiamato il socialista Gigino Battisti e tutti gli altri incarichi di responsabilità furono distribuiti tra i rappresentanti dei partiti antifascisti. Con l'entrata in Trento delle truppe americane, il 4 maggio, l'amministrazione passava nelle mani della Commissione alleata che non fu troppo drastica nel contenere o mutare le nomine effettuate dal CLN. Solo con il 1° gennaio 1946 all'amministrazione alleata subentrava quella italiana, sia nel Trentino che nell'Alto Adige le cui sorti risultavano però ancora incerte.
L'avvio della vita politica nel nuovo clima di libertà fu contrassegnato dalla riorganizzazione dei partiti ed anche da una richiesta generalizzata e così estesa da assumere il carattere di un pronunciamento popolare: quella della separazione dei comuni aggregati dal fascismo e del ritorno alla loro autonomia. L'urgenza di tale richiesta, precedente addirittura a quella dell'autonomia per l'intero paese, nasceva dalla convinzione che bastasse rimettere in piedi gli ordinamenti cancellati dal regime. Domande di separazione dei comuni cominciarono a giungere fin dal maggio 1945 al CLN provinciale e, successivamente, alla prefettura, in un crescendo senza sosta fino a raggiungere, nella primavera del 1946, la somma di 205, alcune cumulative di più frazioni. Nella sostanza non vi era sobborgo o minimo aggregato urbano che non chiedesse di costituirsi in comune autonomo azzerando le manipolazioni apportate dal fascismo.
Con altrettanta urgenza s'impose la questione dell'autonomia per tutto il paese, posta al vertice dei programmi di ogni partito, tenuta viva nei dibattiti politici, sulla stampa, negli incontri con il pubblico. Nell'estate 1945 il CLN provinciale costituiva un Centro studi per l'autonomia affidando all'avvocato liberale Francesco Menestrina, persona di grande competenza, l'incarico di stendere un progetto di statuto. Agli inizi di agosto una delegazione del CLN accompagnata dal prefetto e dal sindaco di Trento presentava a Parri, allora a capo del governo, un ordine del giorno concernente l'autonomia; l'accoglimento della richiesta dava il via ai lavori per la preparazione di uno schema di statuto, reso pubblico il 25 novembre sulle pagine di "Liberazione nazionale", organo di stampa del CLN.
Accanto a questo progetto presero corpo numerose altre iniziative, proposte e progetti elaborati ad opera di partiti, movimenti, singole personalità; fra i primi si collocavano quelli del Partito d'azione e di Enrico Conci, seguiti da quelli del Movimento autonomista regionale (MAR) e del prefetto di Bolzano, Silvio Innocenti, quest'ultimo steso su incarico del governo. Iniziava pure la sua attività l'Associazione studi autonomia regionale (ASAR), un movimento nato nell'agosto 1945 e subito fornito di una larghissima base di consenso popolare. Nella presunzione che l'Alto Adige sarebbe rimasto all'Italia, per tutti i progetti il quadro territoriale dell'autonomia era dato dalla regione all'interno della quale la tutela della comunità sudtirolese veniva affidata ad un impianto giuridico – istituzionale inteso a non creare steccati fra i due gruppi etnici. I progetti si differenziavano invece per le ideologie in essi riflesse che andavano dall'identificazione tra democrazia ed autogoverno fino al conservatorismo politico e sociale di stampo nostalgico.
Il dibattito sull'autonomia regionale s'intrecciava con quello sulla separazione dei comuni – con particolare incisività presso il consiglio comunale di Trento dove era in gioco il distacco delle frazioni – ed aveva riflessi sull'indizione delle elezioni amministrative, necessarie per normalizzare la vita comunale. Il timore era infatti che l'andata alle urne costituisse un atto di acquiescenza alla situazione esistente e potesse pregiudicare l'esito positivo delle domande di separazione. Le assicurazioni date dal ministero dell'interno sull'accoglimento delle richieste, purché suffragate dalla dimostrazione che i ricostituiti comuni potevano contare su una solida base patrimoniale, fecero sì che nelle tornate elettorali amministrative del marzo-aprile e dell'ottobre-dicembre 1946 non vi fossero astensioni in segno di protesta, tranne che nella zona mistilingue intenzionata a staccarsi dalla provincia di Trento.
Le consultazioni del 2 giugno 1946 per il referendum istituzionale e le elezioni per la Costituente registrarono una massiccia partecipazione attestata al 91%. I risultati misero in luce la reale consistenza numerica dei diversi partiti politici: la DC, con 129.321 voti (57,41%) appariva la forza di maggioranza seguita dai socialisti (27,69%), dai comunisti (8,11%) e dagli azionisti-repubblicani (4,87%). Alla Costituente vennero eletti i democristiani Alcide Degasperi, Luigi Carbonari, Elsa Conci ed il socialista Gigino Battisti. Il referendum vide l'85% dei suffragi favorevoli alla repubblica, la più alta percentuale registrata in Italia dove, a differenza del Trentino, la scelta accordata alle istituzioni repubblicane correva in parallelo con quella per lo schieramento di sinistra. Era il segno evidente delle delusioni provate dalla provincia dopo la sua annessione al regno.

Da
4/05/1945
A
2/06/1946
Personaggi
Conci Enrico , Degasperi Alcide , Menestrina Francesco , Carbonari , Battisti Gigino , Ottolini Giuseppe , Gozzer Giovanni , Perini Ivo , Romani Pietro , Innocenti Silvio , Conci Elsa
Codice
48765
codici_personaggi_as_text
50410-50413-50515-50689-50697-50709-50712-50713-50714-50715-50716
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