Questo periodo è il primo del Pleistocene con cui inizia l'era quaternaria. Non è ancora possibile fissarne dei limiti cronologici precisi, per quanto concerne il continente europeo, a causa della rarità dei resti umani e dei manufatti in pietra rinvenuti. Comunque le testimonianze più antiche risalgono a circa 1.000.000 di anni fa, quando è attestata la presenza dell'homo erectus, che quasi tutti gli studiosi considerano il primo rappresentante del genere umano, perché aveva una posizione completamente eretta e possedeva un cervello più grande dell'homo habilis, il suo discusso predecessore, nel quale si iniziavano a vedere abilità di tipo umano come la capacità di rendere taglienti ciottoli fluviali (i cosiddetti choppers') staccando, tramite un colpo apportato per mezzo di un altro ciottolo, alcune schegge su una o entrambe le facce.La presenza dell'uomo primitivo in Europa è stata documentata in varie località; in Francia, ad esempio, importanti sono i ritrovamenti presso la Grotta di Vallonet a Mentone sulla Costa Azzurra. Per quanto riguarda l'Italia, risultano interessanti le scoperte di Isernia la Pineta, in Molise, di Quinzano e di Monte Gazzo, nonché di altre località del Monte Baldo e della zona dei Lessini.
In Trentino, per la presenza di ampie zone coperte dai ghiacci, è stato fatto solo qualche sporadico rinvenimento di manufatti in selce, attribuibili alla fine del Paleolitico inferiore o all'inizio dell'epoca successiva, presso il confine meridionale della regione, ad esempio al Passo Fittanze (1393 m.s.l.m.) a sud di Ala e al Passo di San Valentino, nei pressi di Brentonico (1300 m.s.l.m.).
La distribuzione dei siti (dei luoghi) in cui sono stati rinvenuti reperti paleontologici e manufatti di vario tipo, ha permesso di mettere in evidenza un carattere particolare dell'uomo vissuto in questo periodo: il nomadismo. Gli uomini cioè erano abituati a vivere sfruttando le risorse naturali. Raccoglievano i frutti spontanei del terreno e cacciavano animali anche di grosse dimensioni. Quando i territori che frequentavano si erano impoveriti, li abbandonavano andando alla ricerca di nuove zone non ancora sfruttate. Tutto ciò nonostante fossero dotati di capacità intellettive tali da essere in grado di utilizzare il fuoco e, come è attestato a Northfleet, in Inghilterra, e a Ziegenhain, in Germania, di sfruttare in modo organizzato cave di pietre e minerali.
Gli habitat preferiti dall'uomo del paleolitico inferiore dovevano essere pascoli aperti con buone riserve di acqua e selvaggina.
Oltre che nelle grotte, l'homo erectus era abituato a vivere in strutture abitative artificiali, realizzate con materiali semplici ma resistenti come rami, frasche e pelli.
In questo periodo l'uomo era in grado di produrre strumenti e manufatti, non solo scheggiando la pietra, ma lavorando anche l'osso, il legno e la selce, termine con il quale si indicano tipi di roccia sedimentaria costituita da silice, sotto forma di calcedonio, quarzo, diaspro. La selce è una fra le pietre più dure che permette però il distacco di schegge di varia forma e grandezza, mediante la percussione contro, ad esempio, una grossa pietra posata sul suolo, o contro uno strumento, opportunamente preparato, chiamato percussore.
Nel corso del tempo accanto ai bifacciali realizzati anche con percussori teneri, di legno o di osso, compaiono strumenti scheggiati e ritoccati, particolarmente utili nella lavorazione della pelle, come raschiatoi, grattatoi, lame, punte, ecc.
Sono stati rinvenuti anche strumenti litici realizzati attraverso una tecnica particolare, levalloisiana (da un giacimento presso Parigi), che consisteva nel predeterminare la forma voluta delle schegge da staccare da un nucleo, dando ad esso, anticipatamente, una forma ben precisa.