Montesei di Serso

La prima testimonianza di una frequentazione umana del sito dei Montesei risale alla seconda metà del III millennio a.C. 

La prima testimonianza di una frequentazione umana del sito dei Montesei, poco distante da Pergine Valsugana, risale alla seconda metà del III millennio a.C. ed è da mettere in relazione all'attività di gruppi di minatori e fonditori interessati alla produzione di rame grezzo.

Ciò è confermato dalla scoperta di un'area riservata alla fusione secondaria, nella zona più elevata della selletta fra i due dossi, dove sono state rinvenute molte scorie e un forno in buono stato di conservazione scavato entro le ghiaie e delimitato su tre lati da grosse pietre. Il focolare, le buche e tutta la zona circostante erano colmi di terriccio carbonioso contenente scorie e resti di ceramiche. E' da ricordare che i Montesei sono posti allo sbocco della Valle dei Mòcheni, una delle zone alpine maggiormente interessate da giacimenti di calcopirite. Per il momento, tuttavia, non è possibile sapere se i primi minatori qui arrivati estraessero il minerale dal sottosuolo oppure si limitassero a raccoglierlo nei molti affioramenti.

Oltre al metallo grezzo venivano prodotti anche oggetti come documenterebbero due frammenti di forma di fusione. Nel corso dell'Eneolitico Recente si avverte una stretta interdipendenza fra la distribuzione dei siti e la possibilità di approvvigionamento minerario. A tale riguardo è sintomatico lo sviluppo dell'abitato sui Montesei. Altre testimonianze si trovano su alture a Monte Mezzana, a Monte Baone, Doss Trento e Riparo Gaban. Nel fondovalle atesino, in corrispondenza di ripari sottoroccia o sui vicini conoidi detritici, si concentrano testimonianze di attività fusorie che spesso è incerto se siano da addebitare ad abitati oppure solamente ad aree operative.

A seguito di queste prime consistenti manifestazioni di attività metallurgica, si assiste durante le fasi finali dell'età del Bronzo, ad una dilatazione ed innalzamento delle aree interessate dalla prospezione mineraria, nell'ambito di una fascia altimetrica compresa fra i 1000 ed i 2000 metri. A questo proposito ricordiamo i resti di forni fusori rinvenuti vicino al Passo del Redebus, in località Acqua Fredda, dove l'area archeologica è stata musealizzata ed è visitabile liberamente, e le numerosissime discariche di scorie di fusione spesso associate a resti ceramici.

   

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ARCHEOLOGIA ESTATE giugno-settembre 2023

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visitabile: sì | adatto a: famiglie - scuole

apertura

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ll sito è visitabile liberamente tutto l’anno. È corredato da pannelli informativi. 

Attività didattiche per scuole e gruppi su prenotazione. Info: uff.beniarcheologici@provincia.tn.it - tel. 0461 492161