Necropoli romana di Cloz

Le più antiche tracce di frequentazione umana a Cloz sono attualmente date dal recupero in località "Panugola" di due asce in pietra levigata risalenti all'età Neolitica 

Geograficamente posto alle falde sud-orientali del Monte Ozol lungo la strada che dal ponte di Mostizzolo sale verso il passo della Mendola, il paese di Cloz ha restituito fin dal secolo scorso numerose testimonianze del suo più remoto passato inserendosi in maniera significativa in quella ricca realtà archeologica che da tempo ormai contraddistingue la Valle di Non nell' ambito del territorio trentino.
Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo si colloca la maggior parte dei rinvenimenti. Le più antiche tracce di frequentazione umana a Cloz sono attualmente date dal recupero in località "Panugola" di due asce in pietra levigata risalenti all'età Neolitica (IV-III millennio a.C.) e dalla presenza di ceramiche dell'eta' del Bronzo (II millennio a.C.) sul dos de la Cros, utilizzato come probabile sede di abitato.
La documentazione piu' consistente riguarda comunque il periodo romano e altomedievale: i dati che possediamo si riferiscono perlopiu' alla scoperta di tombe ed ai relativi oggetti di corredo, molti dei quali vennero all'epoca del rinvenimento acquistati dal Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck, dove ancora sono conservati. La prima segnalazione di reperti a Cloz viene fornita dal noto archeologo roveretano Paolo Orsi che nel 1880 scrive di aver visto presso lo scopritore molti oggetti, tra cui " ...Un grosso anello d'oro con pietra rossa portante inciso Marte...", trovati tre anni prima in " urne romane...". Sempre in quell'occasione l'Orsi riferisce di essere stato informato circa il rinvenimento di "...14 scheletri in casse di pietra con coltelli, daghe e monete...". Negli anni immediatamente successivi ma anche nel corso del nostro secolo si susseguirono le notizie di ritrovamenti di tombe di inumati e corredi ascrivibili ad epoche diverse, dall'eta' romana al VII Sec. d.C.
Tra le varie segnalazioni non mancano quelle relative a reperti raccolti sporadicamente e quindi privi di contesto. Uno in particolare si distingue per il suo valore culturale e artistico: si tratta di una stadera a due portate in bronzo, venuta in luce nel 1878 nella zona della chiesa di S. Stefano e databile al I Sec. d.C. Tale strumento, provvisto del piatto di portata e del cursore ornato da un busto di Diana di pregevole fattura, riveste particolare importanza in quanto presuppone l'accettazione e l'assimilazione di un modello economico romano da parte delle popolazioni locali, attestandone così l'avanzato processo di integrazione.

La scoperta del 1990

Un'ulteriore conferma dell'interesse archeologico del territorio di Cloz è data dal rinvenimento, nella primavera del 1990 di undici sepolture, di cui sei purtroppo parzialmente sconvolte in passato, facenti presumibilmente parte di un più vasto cimitero frequentato con certezza nel IV sec. d.C. e forse anche oltre, L'intervento di scavo, eseguito con procedura d'urgenza dagli operatori dell'Ufficio beni archeologici della Provincia autonoma di Trento a seguito di lavori di sbancamento per la realizzazione di un parcheggio in via S. Maria, ha messo in luce vari tipi di strutture tombali caratterizzate da diversi orientamenti e da una netta prevalenza del rito ad inumazione.

I reperti rinvenuti nel sito sono esposti al Museo Retico di Sanzeno.

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