Palazzo Trentini

La storia del palazzo ha inizio intorno al 1740, quando la famiglia dei baroni Trentini, tra le più influenti in città, acquistò nell'antica via Lunga, oggi Manci

[ Redazione Trentino Cultura]

La storia del palazzo ha inizio intorno al 1740, quando la famiglia dei baroni Trentini, tra le più influenti in città, acquistò nell'antica via Lunga, oggi Manci, due fabbricati contigui per accorparli e trasformarli in una lussuosa residenza. Nel 1764, quando Maria Anna Gentilotti e Sigismondo Trentini, giovani sposi, si stabilirono in Via Lunga, la ricostruzione dell'edificio era completata, come buona parte delle decorazioni interne, dai sontuosi e fantasiosi stucchi, ai cicli affrescati, alle tele poste sui soffitti. La maggior parte delle scene dipinte negli interni è ispirata all'Iconologia di Cesare Ripa, pubblicata per la prima volta nel 1593: il noto repertorio di figure allegoriche più volte ristampato fino a metà del '700, al quale moltissimi artisti di epoca barocca fecero riferimento. In queste sale, denominate dell'Aurora, della Folgore, della Virtù e dell'Onore, di Zefiro e Flora, di Venere e Amore, dell'Innocenza e dell'Inganno, del Giudizio di Paride, secondo i temi che si dispiegano nella decorazione dei soffitti, furono attivi apprezzati pittori e stuccatori dell'epoca.

Salendo lo scalone principale dall'ampio androne a piano terra, attraverso un portale rinascimentale, probabile recupero da uno degli edifici preesistenti alla ristrutturazione di metà '700, si raggiunge il Salone dell'Aurora, considerato l'ambiente più prestigioso del Palazzo. Lo domina una grande volta decorata con finte architetture e affrescata attorno al 1750 con il Trionfo dell'Aurora, allegoria dell'ascesa della famiglia Trentini, da un eccellente artista di scuola veneta la cui identità è ancora discussa dagli studiosi. Come nel caso di Sala dell'Aurora, anche la paternità della raffinata decorazione realizzata nei vicini ambienti dell'ala sud, oggi destinati alla Vicepresidenza del Consiglio provinciale di Trento, è oggetto di dibattito tra gli storici dell'arte. Il tema del Trionfo della Giustizia e della Pace sulla Guerra campeggia nella prima stanza, in un tondo racchiuso da stucchi fantasiosi che rappresentano negli angoli l'acqua, l'aria, la terra e il fuoco. La Giustizia tiene nella mano sinistra una bilancia, indice di imparzialità, ed ha accanto la Pace, attorniata da due putti: il primo stringe un ramo d'ulivo e un mazzo di spighe, l'altro con una torcia brucia i simboli della guerra. Il soffitto della sala adiacente è affrescato con l'allegoria dell'Innocenza, raffigurata come una giovane donna nell'atto di cogliere gli ami appesi a lunghi fili da una figura maschile, l'Inganno

È attribuito a Carlo Henrici, pittore alla moda ricercato da molte famiglie altolocate trentine e altoatesine, l'articolato programma decorativo realizzato attorno al 1763-64 nelle sale corrispondenti del piano superiore, poste a sud. Questi ambienti, dove i soffitti più bassi suggeriscono un'originaria, e più intima, funzione domestica, sono oggi riservati alla Presidenza del Consiglio provinciale. Nella prima sala, della Folgore, è dipinta l'allegoria della Fugacità delle grandezze e delle glorie mondane, mentre nella seconda, della Virtù e dell'Onore, sono rappresentate le tre figure allegoriche dell'Onore, della Gloria e del Vizio. Una profusione di bianco e oro caratterizza la decorazione di questo ambiente: spiccano gli stucchi con spartiti e strumenti musicali lungo le lesene, draghi, motivi architettonici e rameggi sul soffitto. Piccoli frammenti trovati durante il restauro hanno fatto ipotizzare che porzioni di pareti fossero un tempo coperte con raffinati tessuti di seta. La sala è ulteriormente impreziosita da una bella stufa in stile viennese in maiolica bianca e oro, appartenente all'arredo originario. Una porta conduce all'antica camera da letto, detta Sala del Giudizio di Paride. Qui il restauro ha permesso di scoprire, sotto strati di scialbature, un raro ciclo a monocromo, integralmente conservato, accompagnato da quadrature del lombardo Pietro Antonio Bianchi. Vi si riconoscono, oltre alla raffigurazione del principe troiano che dà il nome alla sala, le allegorie della Luna, della Notte e di Aurora.

Sempre al secondo piano ma nell'ala nord del palazzo, si trova la Sala di Zefiro e Flora, decorata dal veronese Giorgio Anselmi, coadiuvato dal quadraturista modenese Domenico Romani, autore anche di altre esecuzioni per le maggiori famiglie nobili trentine. La decorazione a monocromo, sui toni giallo-bruno, rappresenta il dio dei venti, con ali di farfalla, alle spalle della moglie Flora, dea dei fiori, seduta su una nuvola. Amorini e putti completano la decorazione del soffitto. Il pittore veronese è autore anche delle tele poste su due soffitti al piano inferiore, raffiguranti le allegorie del Trionfo della Scienza e del Tempo che svela la Verità, rinvenute in uno stato di forte degrado e oggetto negli anni '80 di un delicato intervento di restauro. La vicina Sala di Venere e Amore invece conserva, dell'affresco centrale, solo un frammento, oggi staccato e collocato tra la porta d’ingresso e l'arco del boudoir: vi si riconoscono il braccio con l'arco di Cupido e il piede di Venere. I dipinti del soffitto, a monocromo nei toni del verde spento, sono accompagnati da fregi in stucco a ghirlande di fiori e frutta. Destinata a camera da letto, sugli stipiti delle porte sono riconoscibili le sedi dei campanelli usati anticamente per chiamare la servitù. Fa parte dell’arredo settecentesco anche la pavimentazione in legno delle due sale, a riquadri intarsiati con punte di lancia incrociate.

adatto a: adulti | accessibile a persone con disabilità

apertura

Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Domenica

Apertura secondo gli eventi

Note sull'accessibilità del sito

Il parcheggio indicato si trova in via Manci. Atrio pavimentato con ciottoli e pietra. L’ascensore (pulsantiera in rilievo) serve i piani superiori. Le sale espositive del piano terra e del seminterrato sono raggiungibili da un ingresso laterale, situato in Vicolo della Sat, preceduto da 1 gradino di 8 cm, seguito da un servoscala per la prima sala e da un secondo servoscala per l’accesso a Sala Winkler e alle altre sale espositive del seminterrato. Entrambi i servoscala hanno entrambi una pedana di 79x78 cm e una portata di 250 kg. I servizi igienici indicati si trovano al quarto piano, all’interno maniglioni di sostegno su entrambi i lati del wc. Altri bagni attrezzati al secondo piano, all’interno il bagno ha una porta larga 90 cm e dimensioni di 218x157 cm; il wc è alto 46 cm ed ha maniglioni di sostegno sul lato opposto all’accostamento.

Rilevazioni eseguite dal personale della Cooperativa HandiCREA