Dukkha. Azione privata

Teatro

Stagione Spazio Off
Teatro

Secondo appuntamento per il mese di aprile con il teatro dello Spazio Off. Per il weekend del 25 e 26 aprile, arriva a Trento un giovane regista e attore milanese, già noto al pubblico trentino per aver sfiorato la vittoria del Festival di Regia Teatrale Premio Fantasio Piccoli nello scorso dicembre.
In Off Lanfranchi porta 'Dukkha. Azione privata', un monologo scritto, diretto e interpretato da lui stesso, che ha ottenuto la menzione speciale a SubUrbia 2008 e che ha vinto il bando Gai Movin'Up 2008. 'Dukkha' è il termine sanscrito pressoché intraducibile che indica l’incapacità di essere soddisfatto, la frustrazione.
Matteo Lanfranchi nasce a Milano l’11 settembre 1976. Nel 2001 si diploma come attore presso la Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano. Durante e dopo la scuola inizia ad approfondire il lavoro sul corpo, che in seguito diventerà il fondamento del suo percorso per diversi anni, dal contact alla capoeira, alla danza, e in particolare allo yoga e alle arti marziali.
Dopo il diploma, lavora con Gabriele Vacis, Serena Sinigaglia e il Teatro Atir, con cui vince il Premio Hystrio Arlecchino d'Oro 2005 con 'Troiane'. Nel 2006 vince il premio ETI come miglior spettacolo dell'anno con 'Per la strada', assieme al gruppo Dadarò.
Nel 2007 fonda a Milano 'Effetto Larsen', un laboratorio multidisciplinare di studio e produzione artistica.

Effetto Larsen - Milano
Dukkha. Azione privata
Di e con Matteo Lanfranchi

Il progetto trae ispirazione da un racconto di Ian McEwan intitolato “Conversazione con l’uomo nell’armadio”.
Una stanza. Un uomo senza nome, che in quella stanza ha trascorso tutta la sua esistenza. Come attraverso uno spiraglio, si assiste ai tentativi di comunicazione di chi comunicare non sa, a frammenti di presente, passato e desiderato, in un disegno dove la figura completa è la biografia del personaggio.
”Dukkha - azione privata” ha vinto la menzione speciale al festival SubUrbia 2008, è stato finalista Ermo Colle 2007, finalista Dimora Fragile - Festival Es.Terni ed è stato prodotto in collaborazione con i festival modenesi Cattivi Maestri e Confini. Attualmente è sostenuto dal GAI – Giovani Artisti Italiani all’interno del programma Movin’Up per essere presentato a Praga e Brno nel 2009.

Il progetto trae ispirazione da un racconto di Ian McEwan intitolato 'Conversazione con l’uomo nell’armadio'. In particolare del racconto rimane un luogo, una stanza, eletta a “contenitore” dello spettacolo. In questa stanza il protagonista, un uomo senza nome, ha passato tutta la sua esistenza. All’interno dei pochi elementi scenografici che definiscono i confini di questo piccolo universo si assiste all’esistenza di un essere umano, ai suoi tentativi di comunicazione, all’immaginario di qualcuno che è sempre rimasto chiuso in un posto lontano dal mondo.
Del testo restano solo poche frasi. I nodi principali di questa vita claustrofobica vengono tradotti da parola in azione, andando a indagare quello che nel racconto trova il suo posto tra una riga e l’altra. Il principio è quello di invitare lo spettatore nel tempo di questa stanza isolata, concedendogli lo spazio immaginativo per ricomporre i fili di una storia frammentata, scomposta come può esserlo un ricordo. Come attraverso uno spiraglio, si sbircia l’intimo mondo di un personaggio: le sue ossessioni, i suoi sogni, le sue abitudini, in un misto di presente, passato e desiderato. Un loop, una lunga sequenza che scandisce il ritmo di un’esistenza, diventandone metafora. Il tempo viene abitato, dilatato fino a privare del loro senso azioni e parole apparentemente quotidiane, sfalsandole di ritmo. Ciò che resta sono situazioni, poche parole confidate a un microfono e immagini, intese come azioni che evocano avvenimenti del passato. Il linguaggio viene trasposto: il ripasso dei gesti necessari alla sopravvivenza, il desiderio di fuggire, i giochi infantili diventati passatempi, i turbamenti sessuali, la memoria di un abbandono diventano frammenti, elementi di un puzzle dove la figura completa è la biografia del personaggio.
Parte integrante della performance è la partitura sonoro-musicale che la accompagna, realizzata in collaborazione con Roberto Rettura e composta da vari elementi: canzoni, suoni ambientali, effetti. Ogni elemento sonoro è lineare allo svolgimento degli avvenimenti ed è elaborato in tempo reale, divenendo così registro invisibile che segue la drammaturgia dell’azione. Di volta in volta modificato con riverberi e filtri o semplicemente riprodotto, il suono nutre e sostiene l’immaginario di chi osserva. L’indagine è rivolta alla semplicità della tragedia. Il protagonista del racconto è sicuramente il protagonista di una tragedia contemporanea, spogliata di qualunque valenza mitica, di eroi e di dei, di antagonisti e alleati. Vittima di un destino avverso, di circostanze familiari terribili e di sé stesso, sembra infatti incarnare la metafora di una condizione di esistenza che ci appartiene moltissimo: la privazione. A volte prende le sembianze della solitudine. In ogni caso provoca sofferenza.
La tragedia diventa quindi strumento di indagine della sofferenza, di Dukkha, il termine sanscrito pressoché intraducibile che indica l’incapacità di essere soddisfatto, la frustrazione. In una delle sue forme, Dukkha si manifesta come la sofferenza dovuta al cambiamento, alle aspettative violate, all’impossibilità di far durare i momenti felici. Alla privazione di ciò che sembra poterci soddisfare. L’unica speranza presa in prestito dalla tragedia è la catarsi, rappresentata, in questa visione contemporanea, dalla consapevolezza e interruzione del loop, della ripetizione, come un raggio di sole che squarcia le nubi.


organizzazione: Associazione OZ

Powered by eZ Publish™ CMS Open Source Web Content Management. Copyright © 1999-2014 eZ Systems AS (except where otherwise noted). All rights reserved.