Servo di scena
Benvenuti a Teatro
Stagione di Prosa
CTB Teatro Stabile di Brescia - Teatro degli Incamminati
Servo di scena
di Ronald Harwood
traduzione di Masolino DAmico
e con (in o.a.) Lisa Galantini, Melania Giglio, Daniele Griggio
Giorgio Lanza,Valentina Violo
regia di Franco Branciaroli
scene e costumi di Margherita Palli
luci di Gigi Saccomandi
È un tributo appassionato al teatro e alla sua gente. Scritto in un linguaggio affascinante, tipico dello stile della commedia inglese, affronta con tono ironico le rocambolesche vicende di una precaria compagnia di provincia, che si dipanano tra camerini e palcoscenico, quale sublime metafora della vita del teatro di ogni tempo. Servo di scena racconta la storia di una di queste compagnie eroiche e del suo vecchio capocomico ormai al tramonto. Omaggio allInghilterra e a Shakespeare, lo spettacolo è soprattutto un inno al teatro, alla sua capacità di sopravvivere anche in tempi difficili.
Prodotto dal CTB Teatro Stabile di Brescia e dal Teatro de Gli Incamminati, Servo di scena è uno dei più celebri testi teatrali di Ronald Harwood, che curò anche ladattamento cinematografico dellomonimo film di culto di Peter Yates, del 1983, interpretato da Albert Finney (premiato al Festival di Berlino) e da Tom Courtenay (cinque candidature agli Oscar). Ed è naturalmente un testo ritagliato ad hoc sulla figura di un attore di grande carisma.
Si tratta di un appassionato omaggio al teatro e alla sua gente, nonché perfetta ricostruzione depoca che fa da cornice agli ultimi successi di un grande attore, ormai al tramonto, il quale deve la sua sopravvivenza alle cure e alle attenzioni costanti del suo umile servo di scena.
Scritta in un linguaggio affascinante, tipico dello stile della commedia inglese, affronta con tono ironico le rocambolesche vicende di una precaria compagnia di provincia, che si dipanano tra camerini e palcoscenico, quale sublime metafora della vita del teatro di ogni tempo.
Regista ed interprete nel ruolo di Sir, Franco Branciaroli, nuovo consulente artistico dello stesso CTB. Così la storia: è il 1940, pur devastata dai bombardamenti nazisti, Londra riesce a conservare laplomb che lha sempre contraddistinta. Come racconta Evelyn Waugh, il grande testimone di quegli anni, la vita procede meglio che può: pub e ristoranti restano aperti finché una bomba non li distrugge, i circoli e i club non variano nemmeno gli orari di apertura e di chiusura. Anche il teatro continua a vivere a dispetto della stupidità che sembra sul punto di conquistare il mondo. E Shakespeare diviene non solo poeta di un intero popolo, ma anche il suo profeta, e il teatro il suo tempio.
Il servo di scena racconta la storia di una di queste compagnie eroiche e spericolate e del suo vecchio capocomico, un non meglio identificato Sir, attore shakespeariano un tempo osannato dalle folle e dalla critica. Colpito da malore proprio alla vigilia della Prima del Re Lear, Sir sembra sul punto di dare forfait: sarebbe la prima volta nella sua onorata, lunghissima carriera. Ma Norman, il suo fedele servo di scena, da perfetto inglese non concepisce che non si possa andare in scena. Magari morti, ma gli spettatori hanno pagato il biglietto e hanno perciò diritto allo spettacolo.
Sir è messo male: non solo ha dimenticato quasi tutte le battute del testo, ma ha dimenticato perfino quale testo devessere rappresentato. Comincia a vestirsi da Otello, poi si mette a recitare il Macbeth. Infine sembra rimettersi in carreggiata, ma sono troppe le cose che non vanno. Se la prende con la moglie, Milady, una Cordelia decisamente troppo grassa. Se la prende perfino con lennesimo bombardamento nazista, che scambia per leffetto-temporale giunto però troppo presto.
Dopo numerosi esilaranti contrattempi, Sir si sente di nuovo male e, al termine dello spettacolo, mentre gli altri attori (compresa sua moglie, Milady) se ne vanno a casa, solo il buon Norman, il servo di scena, lo assiste. Sir, sentendo di essere in punto di morte, gli consegna la propria autobiografia, una specie di testamento spirituale in cui ringrazia tutti i membri della sua compagnia, lodandoli uno per uno, dal primo allultimo, tranne - guarda caso - proprio il suo servo di scena. Chissà perché, si è dimenticato proprio di lui.
Omaggio allInghilterra e a Shakespeare, lo spettacolo è soprattutto un inno al teatro, alla sua capacità di resistere in tempi difficili, alla sua insostituibilità. Nella figura del servo Norman trapela la ragione profonda della sua forza: il teatro è invincibile perché non ha padroni, non cerca ricompense, è invincibile perché la ragione profonda della sua esistenza sta nella sua gratuità.
Perciò sa pronunciare le parole più importanti e profonde con ironia e senza perdere il sorriso. Il servo di scena ne è la dimostrazione.
organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara