Claudio Verna. Colore come assoluto

In quale misura un artista accetta un ruolo di sudditanza nei confronti di uno degli strumenti del proprio fare? 

"Suddito del colore": la curatrice Daniela Ferrari definisce così Claudio Verna in relazione alla mostra Claudio Verna. Colore come assoluto, visitabile al Mag di Riva del Garda fino al 10 giugno. 

Il colore è infatti lo strumento primario con cui Verna crea le sue opere che prendono forma senza un disegno prestabilito, come lui stesso dichiara, ma per graduale stesura dei pigmenti. Il quadro prende corpo da un primo forte imprinting cromatico per trasformarsi gradatamente attraverso le velature, quelle che Verna chiama “marezzature”. «La tela bianca – scrive il pittore – è lo spazio virtuale in cui tutto è possibile, il terreno di incontro di emozione e razionalità. Il quadro acquista senso quando queste componenti trovano una sintesi, imprevista e imprevedibile».

" 'Suddito del colore' può apparire un azzardo - riprende Ferrari -. In quale misura un artista accetta un ruolo di sudditanza nei confronti di uno degli strumenti del proprio fare? Verna è il pittore che ha ideato l’epiteto di “sovrano assoluto” per definire il colore. Non è uno strumento, quindi, il colore, ma l’elemento il soggetto l’oggetto e l’essenza di tutta la sua poetica. In questo senso è il colore a dirigere la pittura di Verna, che come un suddito devoto conosce talmente a fondo il proprio sovrano da poterlo governare, innescando un gioco di ruoli in cui il sovrano è a servizio del servo.

Nella seconda metà degli anni Sessanta, in un momento in cui la pit tura sembra non essere più uno strumento privilegiato del fare artistico e, anzi, la sua negazione diviene parte della poetica e degli intenti di molti protagonisti del dibattito, Verna giunge “alla conclusione che la pittura aveva in sé tutte le potenzialità per essere ancora, e anzi più di prima, una grande e insostituibile forma d’arte”.

Questo progetto espositivo esordisce cronologicamente con un dipinto del 1966: Superficie modulare n. 9. Le macchie e le campiture irregolari, così come la controllata gestualità, cedono il passo a una più definita ripartizione degli spazi nella composizione pittorica. Superficie modulare n. 9, un dipinto di forma quadrata, sviluppa il suo narrare compositivo lungo la diagonale e tradisce una vocazione costruttiva. 

L’ 'irrinunciabilità della pittura', come lo stesso artista definisce il suo rapporto con il fare arte, si traduce in una sorta di irriducibilità del suo dipingere a un’unica e strutturata enunciazione programmatica. 'La realtà è che la pittura è un mezzo, un semplice mezzo che può essere per alcuni più congeniale di altri alla ricerca di un proprio mondo linguistico.' 

Il colore steso da Verna, dato pazientemente in numerosi passaggi e velature, emana luce. È vibrante, reattivo, cangiante. Come se nella pittura di Verna il rosso potesse essere più intenso, il blu più profondo, il giallo più luminoso. In ogni dipinto affiora la sensazione come dato primario, percezione prima. Come se l’artista, per dirla con l’espressione di Cézanne, cercasse in ogni tela “di espri - mere quelle confuse sensazioni che ci portiamo con noi fin dalla nascita”10: quelle confuse sensazioni di cui, come ci ha insegnato Kandinsky nello Spirituale nell’arte, il colore è sovrano assoluto" - conclude la curatrice.


16/04/2018