Mediterraneo: narrare l’indicibile

Fernanda Ferraresso e Clotilde Barbarulli il 6 aprile presso il Dipartimento di lettere e filosofia

Io resto quaggiù/ nel fondo di una casa per noi tutti/ senza ragioni e ipocrisie/ una terra senza prigioni e un sogno sarà il mio respiro d’acqua/ un vaso di cristallo il cuore/ accoglier  la nascita di mille cavallucci non più lamenti/ non più aprirsi e chiudersi di cancelli/ le nostre vite saranno astucci di perle. (Io sto in fondo al mare, di Fernanda Ferraresso)

La poesia di Ferraresso ci avvicina a Mediterraneo: narrare l’indicibile, il tema del prossimo incontro che mercoledì 6 aprile alle 17 si svolgerà nell'ambito di Letteratura generi e affetti: per una cittadinanza condivisa presso il Dipartimento di lettere dell'Università di Trento, responsabili scientifiche Giovanna Covi e Lisa Marchi.

«Clotilde Barbarulli, studiosa del CNR di Letteratura italiana scritta da donne migranti, porterà le parole di chi sull'altra sponda è giunta e ha ripreso a raccontare e recitare, arricchendo la letteratura italiana di nuove esperienze, suoni e parole, come bene illustrato nel suo volume critico Scrittrici migranti (2010) - spiegano le organizzatrici. Frammenti di storie metaforicamente sulla cresta dell’onda, onda del mare, onda delle migrazioni, onda dei respingimenti, onda delle guerre…. Onde che rischiano di sommergerci come esseri umani: l’inciviltà con cui l’Europa risponde a questa cosiddetta emergenza mette in luce le varie onde xenofobe che rischiano di soffocare la democrazia mentre in mare muoiono innumerevoli migranti. Ma la scrittura, come dice l’artista livorese Cinzia Biagini, “riesce a poggiare l’orecchio al suolo per capire cosa è passato e cosa sta arrivando. Fernanda Ferraresso approfondirà invece il tema della tragedia degli sbarchi nel Mediterraneo, attraverso la lettura di alcune sue poesie tratte dalla raccolta "Maremarmo" (2014). Il vocabolo marmo deriva dal greco antico μάρμαρον, pietra splendente. Il titolo, al di là del richiamo evidente alla lastra cimiteriale, è sintesi in cui la lucentezza della pietra è anche il fondo marino, spessa lastra che protegge il cuore magmatico del pianeta, sempre soggetto a impercettibili mutamenti, espansioni, fusioni.Un mondo acqueo in superficie, cristallino e buio allo stesso tempo, che nasconde nelle sue profondità un cuore generato da sedimenti di varia provenienza, depositati per millenni, da frammenti di rocce erosi da onde e correnti, fanghi e sabbie vulcaniche, resti di organismi e depositi pelagici. Il respiro del mare, il cuore pulsante della terra e infine gli attraversamenti in superficie. Un mare da sempre frontiera aperta alle mescolanze di genti e di culture, di riti e di credi, foriera di vita e di morte, talvolta tempestoso, iroso, che si scaglia contro tutti i NESSUNO che si mettono in viaggio alla pari di Ulisse - “Non è mai Ulisse che torna / ma la controfigura di un uomo / che ha il suo stesso volto uno e nessuno” - al cui fianco c’è sempre Penelope che “tesse e disfa” la tela “proprio come lui fa e disfa la sua / rotta.” Con la forza e la determinazione che contraddistinguono i suoi versi, Ferraresso ci mobilita a guardare da vicino, a vedere, a capire, ad attivarci nel testimoniare l’angoscia di tanti popoli in movimento che attraversano da anni ormai il Mediterraneo».Ricercatrice al CNR (Istituto Opera del Vocabolario italiano di Firenze), Clotilde Barbarulli collabora attivamente con associazioni quali il Giardino dei Ciliegi di Firenze, la Libera Università Ipazia e la Società Italiana delle Letterate. Si occupa di scrittrici italiane fra Otto e Novecento e di autrici migranti contemporanee, come documenta la sua recente raccolta di saggi "Scrittrici migranti: La lingua, il caos, una stella" (ETS 2010). Tra le sue pubblicazioni: "I colori del silenzio. Strategie narrative e linguistiche" in "Maria Messina" (1996) con L. Brandi; "Tra amiche. Epistolari femminili tra Otto e Novecento" (2005) con M. Farnetti; "Visioni in/sostenibili. Genere e intercultura" (2003) con L. Borghi; "Forme della diversità. Genere, precarietà e intercultura" (2006), "Il Sorriso dello Stregatto" (2010).

Padovana di nascita, Fernanda Ferraresso si è laureata in architettura a Venezia e si occupa di progettazione architettonica, arredamento, grafica e design. Insegna presso il Liceo Artistico e Istituto d’Arte Pietro Selvatico di Padova e ha collaborato con Marco Munaro a più progetti, contribuendo ad esempio per il Canto VIII del Purgatorio a Ombre come cosa salda (2009). È co-redattrice all’interno del gruppo di VDBD. Vincitrice del concorso Rabelais (2006 e 2007), finalista al Premio Teramo 1998, ha pubblicato la prima raccolta di poesie nel 2009, "Migratorie non sono le vie degli uccelli" e quindi "Dimmi se" (2013), “Maremarmo” (2014) e "Nel lusso e nell’incuria" (2014), "Voci oltre e altre cose storte" (2015). Le sue poesie appaiono inoltre in diverse raccolte. L’appuntamento rientra nel ciclo di incontri aperti al pubblico "Letteratura generi affetti: per una cittadinanza condivisa", promossi dal Centro studi interdisciplinari di genere e dal Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento. Gli incontri, organizzati in collaborazione con il gruppo di Trento della Società Italiana delle Letterate, con Centro Astalli e Gioco degli Specchi, rappresentano un’occasione per discutere di letteratura focalizzando l’attenzione sulle differenze di genere e sull'espressione degli affetti con lo scopo di ricercare strumenti culturali per una sempre maggiore condivisione della cittadinanza e l’espressione estetica dei diritti umani.


05/04/2016