Shodō

Un invito a entrare nell'arte della calligrafia giapponese

[ Loretta Viscuso]

“Nell’arte tradizionale giapponese ogni vero pittore è soprattutto un calligrafo” – esordisce Loretta Viscuso, introducendoci a Shodō, la mostra di cui è curatrice, che fino al 12 giugno presso lo Spazio archeologico sotterraneo del Sas, espone una serie di calligrafie giapponesi del maestro Yoshioka.

“Guardando un ideogramma – riprende - possiamo immaginare sia frutto di un gesto istintivo, libero, in realtà ha alle spalle un legame forte con una tradizione centenaria. Si tratta di un sapere che si trasmette da maestro ad allievo, e al gesto è connaturato un rigore molto attento.

Sho significa scrittura – continua – mentre  rimanda a metodo, dottrina. Il significato di  è molteplice, se lo colleghiamo con la visione confuciana ha a che fare con regole e riti sociali, ma se lo riportiamo a una lettura taoista, la via è intesa come ricerca, come unione tra il movimento universale e l’energia che è dentro di noi.

La scrittura giapponese a noi occidentali ‘piace’, ma non è corretto sintetizzarla in questo senso estetico. Bisogna guardare ad essa in senso platonico, come fusione di bello e vero. Shodō, dunque, assume il valore di ricerca del vero attraverso la scrittura.   

Un carattere diventa bello per chi lo guarda perchè evoca qualcosa di molto profondo, fa sentire  il Ki – l'energia vitale, di chi  lo ha generato. Come si impara quest’arte? – prosegue Viscuso

Il primo passo è  la copia delle scritture dei grandi maestri: si entra così in armonia con il movimento del braccio, con il gesto, lo spazio,  ma soprattutto con l’energia del maestro. L’allenamento è lento e graduale, richiede un lavoro interiore di grande attenzione : più si crea e più aumenta la familiarità con il proprio Ki.: la calligrafia è come una radiografia dell’animo di chi la crea.

Come afferma Ananda  Coomaraswamy, i pittori zen che dipingono la natura la osservano,  ma quello che cercano non è la forma esteriore degli elementi ,ma l’energia che essi sprigionano . Dipingere  diventa quindi una pratica in cui ci si avvicina così tanto a questa energia che si diventa tutt'uno con essa ,e si diventa in qualche modo quello che si dipinge. Analogamente  ciò accade nella calligrafia.

Lo Shodō è un’arte sacra per eccellenza , in paesi come Cina, Corea, Giappone. Anche i colori rivestono un aspetto simbolico: il primo gesto del calligrafo ha a che fare con l’inchiostro che si scioglie in acqua su una pietra nera, con un movimento a forma di infinito.

 Mentre l’inchiostro si scioglie lentamente il calligrafo svuotala propria mente da tutti i pensieri,preparandosi al gesto che racchiuderà tutta la sua energia vitale.

 C’è quindi la superficie bianca  della carta che racchiude in sè la luce e tutti i colori.

 L’energia del gesto si distende nel foglio e attraverso il calligramma diventa visibile l’animo, il Ki.

L’ultimo gesto è il porre  il sigillo, rosso, che vivifica, e assurge a simbolo della verità dello scritto.


01/06/2016