The Best in Heritage

Il progetto del Museo di San Michele Carnival King of Europe tra i selezionati: cerimonia a Dubrovnik dal 26 al 28 settembre 

"Carnival King of Europe è un progetto che si è posto l’obiettivo di andare a documentare in primo luogo, e poi a spiegare, quelli che sono i confini di uno scenario di carattere etnografico di rilevanza in tutti i paesi europei dell’area non riformata, cioè cattolico-ortodossa. Questo contesto di mascherate invernali viene messo in atto in tanti piccoli paesi del continente con questi personaggi ancestrali che ritornano ogni anno uguali a se stessi, per segnalare qualche cosa che ha molto a che fare con il Carnevale. Una ritualità che verrà infatti poi assorbita storicamente nel Carnevale e nella sua ideologia".

Introduce con questo sguardo il direttore Giovanni Kezich l’edizione 2018 di “The Best in Heritage”, che si tiene a Dubrovnik dal 26 al 28 settembre. Un appuntamento in cui vengono presentati i progetti più significativi premiati nel 2017 nel campo della conservazione culturale, che vede appunto tra i protagonisti Carnival King of Europe, vincitore dell’EU Prize for Cultural Heritage / Europa Nostra Research2017 nella categoria “Ricerca”.

Il progetto del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, iniziato nel 2007 in collaborazione con Croazia, Francia, Bulgaria e Macedonia, e poi dal 2009 al 2012 con quella aggiuntiva di Spagna, Polonia, Slovenia, Romania, dal 2013 è poi proseguito a titolo indipendente. Carnival King of Europe ha già fatto registrare notevoli successi in campo internazionale, il più importante dei quali è il conseguimento del Grand Prix for Documentary Film a Kyoto (JPN) nel 2009.

“Un concorso che raccoglie e seleziona i progetti premiati dalle più qualificate agenzie internazionali che promuovono progetti di tutela e valorizzazione culturale. Accanto a noi, a Dubrovnik saranno presenti realtà di livello planetario, quali il Blue House Cluster di Hong Kong, il Memoriale di Hiroshima, il Sichuan Museum, lo Slovenian Alpine Museum - riprende il direttore -. Interessante notare che questi riti mascherati a livello europeo presentano somiglianze straordinarie. Si incontrano infatti gli stessi personaggi e costumi, a volte le stesse denominazioni. Identità che sono più di similitudini, e questo si sapeva, ma il tema non era stato mai affrontato e approfondito a dovere. In uno studio durato dodici anni abbiamo documentato centocinquanta mascherate in quattordici paesi europei e il museo è ora titolare del più importante archivio cinematografico e documentario sulle mascherate d’inverno europee. Stimiamo che le mascherate di questo tipo possano essere tra mille e duemila in Europa, lavoriamo anche raccogliendo materiali cartacei e accrescendo i nostri archivi".

L'attenzione del direttore si sposta quindi sulla valenza antropologica dei riti legati al Carnevale che si presentano con una sequenza ben definita, "attraverso cui si attende a una cerimonia che può essere, ad esempio, l'aratura o il matrimonio per finta. Si inserisce quindi una fase burlesca con l'arresto, spesse volte, e l'esecuzione di un capro espiatorio, una figura finale sacrificale che interrompe la sequenza carnevalesca. Si tratta di antichi riti di cattività connessi alla fertilità agraria che chiamano sul proscenio figure mitiche ancestrali: spiriti, diavoli, la gamma è assai variegata. Il contesto è molto cambiato da quando questi riti venivano svolti ai fini di assicurare la fertilità. Oggi l'asse portante di questa ritualità, ripresa negli anni Ottanta, riguarda la celebrazione del senso della comunità e del senso di appartenenza.

Tra i due estremi, quello di un tempo connesso alla fertilità, e il presente, c’è un denominatore comune: la credenza del carattere ben augurante di questi riti, che rappresentano una sorta di talismano di cui la comunità ha bisogno" - conclude Kezich.


26/09/2018