Trento e Bolzano, ovvero l’Autonomia
Interviene Mauro Marcantoni. Introduce Massimo Libardi
L'autonomia incardinata sulle due Province e lo statuto speciale della Regione Trentino Alto Adige/Südtirol, ora è in corso di revisione e adeguamento.
Una revisione necessaria per colmare delle evidenti lacune. Non si parla, ad esempio, di Europa, né della cooperazione transfrontaliera avviata con l’Euregio; l’elenco delle competenze frutto delle norme di attuazione è incompleto e impreciso e non sono definiti gli esatti confini tra le prerogative delle due province e i poteri dello Stato. E, tra le molte cose, è poi mutato il contesto sociale ed economico, così come è cambiato il quadro dei rapporti finanziari e istituzionali con Roma.
Dopo decenni di successo e di sviluppo, il Trentino è a un bivio: deve affrontare le sfide di un mondo profondamente mutato e globale e conciliarle con la propria tradizione.
Affronta questi temi Mauro Marcantoni. I profondi mutamenti che hanno investito il contesto geopolitico europeo e nazionale hanno messo in crisi i tradizionali schemi e linguaggi con cui si era abituati a leggere la storia dell’autonomia trentina nel comune quadro della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol.
Per aprire un nuovo ciclo con i relativi schemi e linguaggi, è necessario sapere ripercorrere il cammino compiuto e mettere a fuoco i passaggi e i riferimenti indispensabili per rappresentare con maggior cognizione di causa ciò che potrà accadere.
Le tappe di questo percorso sono fondamentalmente sei.
1. La convivenza forzata nell’istituzione regionale e l’escalation delle tensioni etniche (anni Cinquanta): Nel corso degli anni ’50 è entrata definitivamente in crisi l’idea, alla base dell’impianto del primo Statuto di autonomia, che due comunità con analoghe esigenze di autogoverno, ma con distinte esigenze di autorappresentazione etnica ed identitaria, potessero convergere in un’unica soggettualità istituzionale: la Regione.
2. La crisi della concezione “Regione-centrica” e l’apertura del dialogo (anni Sessanta): Per rispondere al clima incandescente che si era creato nei rapporti politici tra le comunità italiana e tedesca, con le drammatiche ripercussioni del terrorismo sudtirolese, e prendendo atto dell’incapacità di risolvere il problema da parte delle diplomazie italiana e austriaca, la soluzione è stata cercata e ottenuta coinvolgendo e responsabilizzando pienamente, le più qualificate rappresentanze politiche del Trentino e del Sudtirolo.
3. Separati in casa: due politiche autonomiste divise nella costruzione parallela di due autonomie provinciali (anni Settanta-Ottanta): Il secondo Statuto, istituendo due Province autonome titolari di gran parte delle competenze e relegando a un ruolo marginale la Regione, ha avviato due processi paralleli che hanno visto Trentino e Alto Adige concentrati sulla costruzione delle rispettive specificità istituzionali e programmatiche, confinando i loro rapporti nello spazio necessario delle negoziazioni con lo Stato.
4. La fase dell’autoreferenza e del distacco politico da Roma (anni Novanta): Il combinato disposto tra la crisi della Democrazia Cristiana trentina, con la perdita del tradizionale forte presidio in ambito nazionale, l’abitudine consolidata a non condividere le questioni interne alle due Province autonome, l’eccezionale abbondanza di risorse finanziarie a disposizione, ha provocato la chiusura autoreferenziale delle due autonomie.
5. L’autonomia speciale sotto assedio (primo decennio anni Duemila): L’attacco concentrico da parte dello Stato e delle Regioni ordinarie alla specialità della Regione Trentino Alto-Adige e alle sue dotazioni finanziarie, con la conseguente necessità di far fronte comune, unitamente alla consapevolezza che un numero crescente di problematiche di autogoverno non possono essere “recintate” nei confini provinciali, hanno riaperto e progressivamente rinforzato il dialogo tra le autonomie trentina e altoatesina.
6. La riforma costituzionale e il terzo Statuto, capisaldi di un nuovo ciclo (situazione attuale): La riforma costituzionale, con il relativo referendum, e il terzo Statuto, con il suo complesso iter, sono il terreno incerto e problematico su cui dovrà essere “rigiocato” il nostro futuro di “terra autonoma”. In questa prospettiva, la comunità trentina e quella altoatesina hanno intrapreso strade diverse: quella della Convenzione e della Commissione. È importante analizzare l’impianto, i percorsi e gli sviluppi di questi due approcci mettendo in evidenza possibili aree di contrasto e opportunità di convergenza.
Mauro Marcantoni, sociologo e giornalista, dal 1998 dirige l’Istituto per l’Assistenza allo Sviluppo Aziendale di Trento (IASA) e dal 2007 è direttore di Tsm, Trentino School of Management, società di alta formazione.
Autore di numerose pubblicazioni sullo sviluppo socio-economico di Province e Regioni, sull’organizzazione aziendale e sulla certificazione di qualità, Mauro Marcantoni collabora con autorevoli testate nazionali e locali per la cronaca economica, la qualità e i temi dello sviluppo.
Ingresso consentito fino all’esaurimento dei posti a sedere.
organizzazione: Biblioteca-Archivio del CSSEO