Antichi pregiudizi. La figura femminile nell'antichità
Giovedì al Sass la conclusione del progetto 7+1=8 Le nostre prigioni
"Si dice donna donna, si dice danno...Col fuoco, donne e mare c’è poco da scherzare...Una rondine non fa primavera, ma tre donne fanno una fiera...”
La nostra cultura è intrisa di stereotipi che riguardano "l'universo femminile". Lo ricordano i luoghi comuni perpetuati dai proverbi, espressione della cosiddetta saggezza popolare. Lo dimostrano anche la ricorrenza delle battute sessiste nelle conversazioni quotidiane e "nell'umorismo" televisivo e radiofonico. Si tratta degli esiti di pregiudizi e discriminazioni tanto radicati quanti antichi.
Affondano le loro radici nelle concezioni greco-romane: "Alla donna il silenzio reca grazia; La donna quando pensa da sola pensa male": così dicono, ad esempio il poeta tragico Sofocle e Publilio Siro nelle Sententiae.
Lo stesso potere generativo della donna viene misconosciuto dal pensiero del filosofo greco Aristotele. La cultura del Passato è intrisa di misoginia e del suo retaggio atavico la società contemporanea stenta ancora a liberarsi. Non ci sarebbero altrimenti la necessità di battaglie per la parità di retribuzione e di rappresentanza politica, il movimento hashtag #MeToo contro le molestie sessuali.
La cronaca offre un impressionante repertorio di sopraffazioni, violenze e femminicidi. È come se nel dare la morte riaffiorasse il diritto arcaico dei mariti romani di sopprimere donne colpevoli di trasgressioni socialmente inaccettabili, come l'adulterio che metteva a repentaglio la "purezza del sangue". In effetti, c'è un'impressionante continuità d'uso dei topoi che fanno della donna un "ambiguo" malanno, così come viene definita nel V secolo avanti Cristo da Euripide "nell'Ippolito".
La lettura del Passato, fra mito e letteratura, ci aiuta a cogliere diffidenze e paure dell'uomo nei confronti della donna. Non è indenne dal pregiudizio nemmeno la Penelope di Omero che nel nostro immaginario collettivo è emblema di fedeltà assoluta. Come donna, ci ricorda Eva Cantarella, è dotata di una intelligenza scaltra - la metis - che, seppure a fin di bene, la induce a ingannare e ad avere atteggiamenti ambigui. D'altra parte le donne sanno anche uscire dai ruoli di subordinazione definiti dalla tradizione che ha tentato di relegarle nella sfera domestica, prigioniere del ruolo femminile. Raccontano il cammino per l'emancipazione biografie di donne di successo e di potere del mondo antico e forme di protesta organizzata contro regole scritte da un potere maschile. Riflettere sul Passato ci aiuta a comprendere l'Oggi.
27/03/2018