L’Opzione dimenticata di mòcheni e luserni
L'’Opzione del giugno 1939 al centro dell'incontro di oggi presso la Biblioteca comunale di Trento
L’autore Paolo Cova tratta qui un tema sinora sottovalutato dalla storiografia contemporanea riguardante il territorio di confine italo-austro-tedesco. Con l’accordo sull’Opzione del giugno 1939 i Governi della Germania nazista e dell’Italia fascista cercarono di risolvere definitivamente lo spinoso problema sudtirolese e in qualche modo “liberare li Sudtirolo dai sudtirolesi”.
Paolo Cova focalizza la sua ricerca su mòcheni, luserni e fassani. Queste piccole comunità furono inglobate in modo ufficioso negli aventi diritto all’Opzione e sospinte all’emigrazione fungendo anche in qualche modo da “cavia” per il trasferimento della popolazione sudtirolese. Il permesso posticcio ed ufficioso che fu concesso loro di partecipare al voto d’Opzione provocò, senz’altro anche per via della situazione economica priva di prospettive in cui le due comunità si trovavano, un esodo significativo della popolazione mòchena e luserna verso il Reich.
Cova indaga in modo approfondito, basandosi su fonti archivistiche e su interviste, la mobilitazione dei mòcheni e dei luserni così pure le formalità di trasferimento del patrimonio degli optanti, la cui restituzione dopo il 1945 non fu di facile soluzione. All’Opzione partecipò alla fine anche la minoranza ladina della Val di Fassa, dalla quale però solo un piccolo gruppo prese la via della Germania. Un merito speciale del lavoro di Cova è rappresentato dalla precisa raccolta dei dati degli optanti (490 mòcheni e 190 luserni), i quali in alcune frazioni della Val dei Mòcheni raggiunsero percentuali molto alte, come ad esempio a Palù/Palai. Altrettanto attenta e preciso è la descrizione del trasporto nel Lager di transito di Hallein fino all’arrivo nei luoghi di smistamento, nel Protettorato di Boemia e Moravia, non senza dimenticare, il significativo evento della diserzione in direzione “vecchia patria” di alcune “pecore nere”. L’invasione dell’armata sovietica nell’inverno del 1945 pose fine in modo drammatico alla permanenza degli optanti in Boemia, i quali tornarono in Italia nei loro villaggi.
Il lavoro impressiona per la profondità con la quale è trattata la questione di questi piccoli gruppi etnici che furono coinvolti loro malgrado in una vicenda le cui finalità essi non potevano capire sino in fondo. Pregevole è il ricco apparato documentale allegato proveniente da numerosi archivi, ccome ad esempio l’archivio diocesano tridentino o l’archivio federale di Stato di Berlino. Le interviste fatte a testimoni che sino ad ora nessuno aveva sentito sono un contributo importante e colmano una lacuna apportando quegli elementi della storia esperienziale della migrazione e dell’etnicità che sfuggono nei documenti scritti.
Il lavoro riesce a contestualizzare l’evento dell’opzione irregolare di mòcheni, luserni e fassani e ben si inserisce negli studi attuali sui trasferimenti di popolazione. La delimitazione dei gruppi coinvolti nell’imbroglio dell’Opzione, assieme alla descrizione sociale e alla prima audizione dei testimoni dell’evento assicurano al lavoro un carattere pioneristico. Lo spoglio analitico delle fonti, l’approfondita ricostruzione della memoria valutando con scientificità i processi di formazione e rimozione del ricordo, sono senz’altro di stimolo per ulteriori approfondimenti sull’argomento.
Il valore ultimo del lavoro di Cova sta proprio nell’aver saputo esplorare la microstoria sotto il profilo della storia sociale e della storia della cultura. Allo stesso tempo, il libro è per la comunità toccata dall’evento, di grande profitto.
12/04/2016