"A tavola con l’altro. Dialoghi (filosofici) su cibo, convivio, intercultura". Aspettando Expo2015

La nostra intervista a Franco Riva sulla polisemia di significati connessi all'atto del mangiare

[ Archivio Museo diocesano tridentino]

“Un detto di Rabbi Yochanan dice che mangiare è una grande cosa (Ghedolà leghimà). Come può essere grande un gesto così piccolo e quotidiano? Cosa può mai esserci di così rilevante in un’azione talmente necessaria da diventare fin troppo scontata con il suo fisiologico ripetersi? Perché dire grande al mangiare che tiene legati come schiavi ai bisogni dell’esistenza e che quasi impedisce di distinguere tra uomo e animale?”.

È questo l’incipit di Filosofia del cibo (Castelvecchi, 2015) il libro di Franco Riva che costituirà lo spunto per A tavola con l’altro. Dialoghi (filosofici) su cibo, convivio, intercultura, l’incontro che si svolgerà lunedì 23 marzo alle 17.30 a Trento presso il Museo diocesano tridentino. Con Riva interverranno don Marcello Farina e Alessandro Martinelli.

Professor Riva, partiamo dal tema di Expo 2015: “Nutrire il pianeta energia per la vita”.

“Se volessimo usare lo slogan da questo punto di vista: 'nessuno è padrone esclusivo del cibo', chiaramente ci troveremo in tema Expo. 'Nessuno è padrone esclusivo' significa che persino questo gesto, così umile, quotidiano, necessario, porta con sé le domande fondamentali: io e il mondo, io e i territori, io e le risorse naturali, io e la responsabilità”.

L’atto del mangiare, quindi, collegato alla responsabilità individuale e collettiva.

“Se noi consideriamo il mangiare come atto puramente biologico, finiamo presto nella guerra mondiale della sopravvivenza del 'tutti contro tutti'. Se il bisogno di cibo fosse qualcosa di necessario nel senso che ci rende schiavi, sarebbe gioco forza entrare in questa prospettiva di guerra totale, se invece si fa spazio la responsabilità, hanno senso altre espressioni come contraltare al puro bisogno”.

A quali altri valori fa riferimento?

"A tre fondamentali: il 'diritto al cibo, alla vita, alle risorse, al lavoro'. E poi, il 'diritto al territorio, al rapporto diretto, alla libertà, alla tipicità, all’alternativa alimentare, alla diversificazione, alla trasparenza, al rifiuto di accumulo, di eccesso e di rifiuto, alla critica dei monopoli del cibo'. Infine il 'diritto (prima che dovere) di responsabilità per la Terra e per gli Altri, per la qualità e la sostenibilità, per i beni comuni, per la giustizia e la democrazia' contro la schiavitù da un principio del nutrirsi che distrugge tutto ciò cui dà vita, che fa della vita e della morte dei viventi un gioco alimentare a proprio esclusivo vantaggio".

Quali sono le conseguenze del mancato rispetto di questi diritti?

“L’affanno quotidiano degli esseri viventi per sopravvivere porta con sé una triplice schiavitù: innanzitutto del bisogno di cibo che mette in discussione ad ogni istante della sua esistenza il diritto alla vita, e poi della lotta per la sopravvivenza che fa del mondo un immenso supermercato in concorrenza dove ogni essere vivente è nello stesso tempo consumatore e consumato, colui che mangia e che viene mangiato. Infine, schiavitù di sottomettere anche il mondo umano alla stessa logica del principio di nutrirsi che distrugge tutto ciò cui dà vita, che sradica ciascuno da se stesso, che fa della vita e della morte dei viventi nient’altro che un gioco alimentare a proprio esclusivo vantaggio”.

In Occidente il rapporto con il cibo non è mai stato ambiguo quanto ora, pensiamo a disturbi alimentari quali anoressia e bulimia.  

“L’immagine biblica delle vacche grasse e magre ci ricorda che da sempre ci sono stati periodi di abbondanza e carestia, ma oggi per la prima volta possiamo permetterci di vivere contemporaneamente in entrambe le situazioni: quella delle vacche grasse, con cibo fino alla nausea, che è rifiuto prima di essere cibo. Contemporaneamente ci concediamo il lusso di tornare alle vacche magre, ma di qualità. Un doppio gioco, basato sul ‘mangia, mangia bambino mio’, e dall’altra le lacrime di coccodrillo perché dobbiamo mantenerci in forma. Un rapporto con il cibo per nulla pacifico, quindi, che va sempre riconquistato”.

Franco Riva insegna Etica Sociale e Filosofia del Dialogo nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano. È autore di numerosi volumi, con riconoscimenti come il Premio in Filosofia del Centro di Studi Filosofici di Gallarate e il Premio Speciale per l’Editoria Filosofica (con Città Aperta Edizioni).

redazione

18/03/2015